La Bibbia ha in ogni sua parte, anche quella apparentemente meno significativa, il valore di manifestazione della vita di Dio, di cui costituisce un insieme di simboli.
Questi, a loro volta, non si possono né comprendere né spiegare, ma solo intuire in maniera forzatamente confusa, e scoprire in modo approssimativo e personale.
Si ritrova nello Zohar l'uso di alcuni mezzi e procedimenti tecnici di esegesi mistica, propri dell'esoterismo ebraico:
Il più famoso tra questi è la Ghematrià, che consiste nel computo del valore numerico delle singole parole ebraiche in base a precise regole, e nella ricerca di rapporti e nessi con altre parole o versi biblici, aventi il medesimo valore numerico.
Altri caratteristici strumenti di "tecnica mistica", applicata all'esegesi, sono la Temurà, che consiste nella sostituzione di alcune lettere di una parola o di una frase con altre lettere corrispondenti, secondo regole ben definite; ed il Notariqon, che è un procedimento in base a cui le lettere di una parola sono considerate come altrettante iniziali di una frase biblica, o comunque come sigle simboliche di un intero periodo.
Lo Zohar considera importante e valida nell'interpretazione della Bibbia solo la via mistica.
Non gli interessano né il metodo letterale, né quello omiletico, e neppure l'allegoria, che considera strumenti secondari e di scarso valore per l'esperienza religiosa.
È sotto il velame dei simboli misteriosi del testo che pulsa la realtà vivente di Dio, e l' uomo la può intuire solo ricercandola col travaglio della propria anima e sollecitando tutto se stesso in questo sforzo.
È vero che la Bibbia possiede anche un significato letterale e umano.
Lo Zohar non ha difficoltà ad ammetterlo; ma con la stessa decisione afferma che non è certo questi a conferire alla Bibbia il suo carattere divino.
La chiave per l'interpretazione biblica più vera sta nell'individuazione dei rapporti e dei nessi tra i simboli della Bibbia e le sephiroth.
Tratto da "Zohar. Il libro dello splendore" a cura di Elio e Ariel Toaff
Questi, a loro volta, non si possono né comprendere né spiegare, ma solo intuire in maniera forzatamente confusa, e scoprire in modo approssimativo e personale.
Si ritrova nello Zohar l'uso di alcuni mezzi e procedimenti tecnici di esegesi mistica, propri dell'esoterismo ebraico:
Il più famoso tra questi è la Ghematrià, che consiste nel computo del valore numerico delle singole parole ebraiche in base a precise regole, e nella ricerca di rapporti e nessi con altre parole o versi biblici, aventi il medesimo valore numerico.
Altri caratteristici strumenti di "tecnica mistica", applicata all'esegesi, sono la Temurà, che consiste nella sostituzione di alcune lettere di una parola o di una frase con altre lettere corrispondenti, secondo regole ben definite; ed il Notariqon, che è un procedimento in base a cui le lettere di una parola sono considerate come altrettante iniziali di una frase biblica, o comunque come sigle simboliche di un intero periodo.
Lo Zohar considera importante e valida nell'interpretazione della Bibbia solo la via mistica.
Non gli interessano né il metodo letterale, né quello omiletico, e neppure l'allegoria, che considera strumenti secondari e di scarso valore per l'esperienza religiosa.
È sotto il velame dei simboli misteriosi del testo che pulsa la realtà vivente di Dio, e l' uomo la può intuire solo ricercandola col travaglio della propria anima e sollecitando tutto se stesso in questo sforzo.
È vero che la Bibbia possiede anche un significato letterale e umano.
Lo Zohar non ha difficoltà ad ammetterlo; ma con la stessa decisione afferma che non è certo questi a conferire alla Bibbia il suo carattere divino.
La chiave per l'interpretazione biblica più vera sta nell'individuazione dei rapporti e dei nessi tra i simboli della Bibbia e le sephiroth.
Tratto da "Zohar. Il libro dello splendore" a cura di Elio e Ariel Toaff
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