La Bibbia ci dice che questa falsa programmazione della caduta non è che un parassita e che, l'informazione ontologica resta intatta nel seme di un uomo - intendo per "ontologico" ciò che qualifica l'essere reale, fondamentale, dell'uomo.
I miti parlano del labirinto; un labirinto è costituito di false porte, di vie fallaci, di impasse, ma anche di un'uscita reale, benché segreta.
I miti, questi grandi narratori del programma ontologico, conosco l'uscita, ma la nascondono a chi non ha il cuore per raggiungerla.
La propongono con il linguaggio sibillino.
Ma chi intuisce il linguaggio del seme e sviluppa un ascolto del cuore stabilisce una risonanza, come un'eco lontana, ma che diventa sempre più vicina, tra il canto del mito e quello di una memoria segreta, che all'improvviso si leva e fa ricordare... Egli non sa più nulla, se non che tutto ha preso senso e vita.
Non è più nella prigione del labirinto.
Il suo corpo esiste ancora, l'anima vi è attaccata, ma qualche cosa di essa non gli appartiene più.
Bisogna iniziare a lavorare. Ma che cosa? Come? Si apre un cammino, ancora forse labirintico, ma egli sa che esso ha un senso, un'uscita di luce!
E' una via di liberazione di ampiezza infinita.
Il linguaggio del mito è divino... il nostro seme divino non ha un'inizio diverso dal mito e parla nella sua stessa lingua.
Il mito di Teseo dice bene che non è con le ali artificiali delle nostre tecniche moderne che, novelli Icaro, noi raggiungiamo questa apertura, e neppure con le ali di Dedalo, tutte rigonfie di vetuste filosofie o di ingenue spiritualità.
Dedalo e Icaro, eroi del mito, chiusi nel labirinto costituito da Dedalo, rappresentano le saggezze e le intelligente inerenti a questo spazio.
Per uscire dalla loro prigione, essi si fanno applicare delle ali artificiali.
Ma in volo la cera che fissa le ali al dorso dei due uomini fonde al sole e i nostri eroi terminano dolorosamente la folle corsa.
Le ali che permetteranno all'uomo di elevarsi al di sopra del labirinto e di allontanarsi per vedere, il fondo di esso, senza uscita sul piano orizzontale, dibattersi un'umanità chiamata a prendere la strada in verticale, sono quelle che simbolicamente egli farà spuntare all'allargamento dei suoi polmoni, fino all'infinito...
Un altro respiro è necessario.
Ed è quello che abbiamo visto nascere dall'incontro dell'uomo con i suoi miti fondatori, il cui linguaggio, vera oggettivazione del proprio linguaggio ancora sconosciuto, gli rivela Il segreto più prezioso del suo essere.
Ciascuno deve seguire la propria stella ed entrare in quella dilatazione di respiro alla quale ci invita, e la cui estensione, un giorno, diventa esperienza ineffabile.
I miti non fanno altro che ridare all'energia del nostro "seme" la sua potenza e la sua giusta direzione; sono il Verbo di Dio venuto a cancellare il parassita diabolico, e ridare alla forza di germinazione la sua programmazione pura; ci mostrano la strada del passaggio "dall'alto" per uscire dal labirinto, che è il mondo animale, ed entrare in uno spazio d'uomo.
Tratto da "L'Egitto interiore" di Annick Souzenelle
I miti parlano del labirinto; un labirinto è costituito di false porte, di vie fallaci, di impasse, ma anche di un'uscita reale, benché segreta.
I miti, questi grandi narratori del programma ontologico, conosco l'uscita, ma la nascondono a chi non ha il cuore per raggiungerla.
La propongono con il linguaggio sibillino.
Ma chi intuisce il linguaggio del seme e sviluppa un ascolto del cuore stabilisce una risonanza, come un'eco lontana, ma che diventa sempre più vicina, tra il canto del mito e quello di una memoria segreta, che all'improvviso si leva e fa ricordare... Egli non sa più nulla, se non che tutto ha preso senso e vita.
Non è più nella prigione del labirinto.
Il suo corpo esiste ancora, l'anima vi è attaccata, ma qualche cosa di essa non gli appartiene più.
Bisogna iniziare a lavorare. Ma che cosa? Come? Si apre un cammino, ancora forse labirintico, ma egli sa che esso ha un senso, un'uscita di luce!
E' una via di liberazione di ampiezza infinita.
Il linguaggio del mito è divino... il nostro seme divino non ha un'inizio diverso dal mito e parla nella sua stessa lingua.
Il mito di Teseo dice bene che non è con le ali artificiali delle nostre tecniche moderne che, novelli Icaro, noi raggiungiamo questa apertura, e neppure con le ali di Dedalo, tutte rigonfie di vetuste filosofie o di ingenue spiritualità.
Dedalo e Icaro, eroi del mito, chiusi nel labirinto costituito da Dedalo, rappresentano le saggezze e le intelligente inerenti a questo spazio.
Per uscire dalla loro prigione, essi si fanno applicare delle ali artificiali.
Ma in volo la cera che fissa le ali al dorso dei due uomini fonde al sole e i nostri eroi terminano dolorosamente la folle corsa.
Le ali che permetteranno all'uomo di elevarsi al di sopra del labirinto e di allontanarsi per vedere, il fondo di esso, senza uscita sul piano orizzontale, dibattersi un'umanità chiamata a prendere la strada in verticale, sono quelle che simbolicamente egli farà spuntare all'allargamento dei suoi polmoni, fino all'infinito...
Un altro respiro è necessario.
Ed è quello che abbiamo visto nascere dall'incontro dell'uomo con i suoi miti fondatori, il cui linguaggio, vera oggettivazione del proprio linguaggio ancora sconosciuto, gli rivela Il segreto più prezioso del suo essere.
Ciascuno deve seguire la propria stella ed entrare in quella dilatazione di respiro alla quale ci invita, e la cui estensione, un giorno, diventa esperienza ineffabile.
I miti non fanno altro che ridare all'energia del nostro "seme" la sua potenza e la sua giusta direzione; sono il Verbo di Dio venuto a cancellare il parassita diabolico, e ridare alla forza di germinazione la sua programmazione pura; ci mostrano la strada del passaggio "dall'alto" per uscire dal labirinto, che è il mondo animale, ed entrare in uno spazio d'uomo.
Tratto da "L'Egitto interiore" di Annick Souzenelle
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