lunedì 22 ottobre 2018

Il culto di Afrodite

È importante notare che Venere, o nella sua forma greca, Afrodite, non è affatto una dea della fecondità, come sono Cerere e Persefone; essa è la dea dell'amore.
Nel concetto greco della vita, l'Amore comprende molto più della relazione tra i sessi, esso include il cameratismo dei combattenti e la relazione tra insegnante e alunno.
Il greco riservava la semplice relazione fisica dei sessi alla sua moglie legittima... essa era una donna senza educazione, anche se di buona estrazione e non era incoraggiata a rendersi attraente o a esercitare le arti dell'amore.
Era ancor meno incoraggiata ad ad adorare la dea Afrodite che presiede gli aspetti superiori dell'amore.
Il culto di Afrodite era molto più della semplice prestazione di una funzione animale.
Era interessato nella sottile interazione della forza-vita tra due fattori; il curioso flusso e riflusso, lo stimolo e la reazione, che ha una funzione così importante nelle relazioni dei sessi, ma che si estende molto oltre la sfera del sesso.


Ci si attendeva che l'etera greca fosse una donna di cultura; tra esse c'erano tutte le gradazioni, dalla più alta alla più bassa, che si avvicinava alla geisha giapponese, alla più alta che teneva il suo salotto alla maniera delle famose bas-bleu francesi, ed erano donne di chiara virtù fisica alle quali nessun uomo avrebbe osato fare delle proposte sessuali; ma a causa del rispetto in cui la funzione del sesso era tenuta tra i greci è probabile che in nessuno strato della società l'etera si avvicinasse alla degradazione della moderna prostituta professionista.

La funzione dell'etera consisteva nel provvedere dell'intelletto dei suoi clienti, così come ai loro appetiti; essa era padrona di casa così come un'amante e ad essa ricorrevano filosofi e poeti per ricevere ispirazione e acuire la propria mente; in quanto ci si rendeva conto che non c'è più grande ispirazione per l'uomo intellettuale della società di una donna piena di vita e colta.
Nei templi di Afrodite l'arte dell'amore era coltivata diligentemente e le sacerdotesse erano addestrare fin dall'infanzia nelle sue pratiche.
Quest'arte però non era semplicemente quella di provocare passione ma soddisfarla adeguatamente a tutti i livelli della consapevolezza; non semplicemente mediante la gratificazione delle sensazioni fisiche del corpo, ma mediante il sottile scambio eterico del magnetismo e della polarizzazione intellettuale e spirituale. 

Questo elevò il culto di Afrodite sopra la sfera della semplice sessualità e spiega perché le sacerdotesse del culto ottenessero rispetto e non venissero assolutamente considerate come volgari prostitute anche se esse accoglievano chiunque.
Esse erano impegnate nel provvedere ad alcuni dei bisogni più sottili dell'anima umana mediante le loro arti sottili.
Tratto da "La Cabala mistica" Dion Fortune

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