lunedì 8 aprile 2019

Il nuovo ruolo della donna, sacerdotessa del fuoco sacro


Il capolavoro di Rāma, lo strumento civilizzatore per eccellenza creato da lui, fu costituito dal nuovo compito che assegnò alla donna.
Fino a quel tempo l'uomo non aveva conosciuto la donna se non sotto una duplice forma; o quella di una miserabile schiava della sua capanna, che egli calpestava e  maltrattava brutalmente, o quella di una torva sacerdotessa della quercia e della roccia, dalla quale si attendeva favori e che contro la sua volontà lo dominava.
Maga affascinante e terribile, della quale egli temeva gli oracoli e dinanzi alla quale tremava la sua anima superstiziosa.
Il sacrificio umano era la rivincita, che la donna si prendeva sull'uomo quando poteva immergere il coltello nel cuore del suo selvaggio tiranno.
Ma Rāma, proscrivendo tale culto  spaventevole e risollevando da donna di fronte all'uomo nelle sue divine funzioni di sposa e di madre, ne fece la sacerdotessa del focolare, protettrice del fuoco sacro, uguale al marito e invocante con lui le anime venerate degli avi.
Avi non più evocati dalle sacerdotesse crudeli sulle aspre rocce grondanti di sangue umano, ma nella pace del focolare dai consorti uniti in una stessa preghiera, in uno stesso inno di adorazione ispirato dal fuoco purificatore.
Così quel visibile fuoco dell'altare, simbolo e veicolo dell'invisibile fuoco celeste, unirebbe la famiglia, il clan, la tribù e tutti i popoli, qual centri in terra del vivente Iddio.
Rāma, dicono i libri sacri dell'Oriente, era divenuto padrone dell'India e re spirituale della terra per virtù dell'energia del suo genio e della sua bontà, sicché sacerdoti, re e popoli si inchinavano davanti a lui come davanti ad un celeste benefattore e ciò perché sotto il simbolo dell'ariete si diffuse nei più lontani paesi quella legge ariana che proclamava l'uguaglianza fra vinti e vincitori, l'abolizione della schiavitù e dei sacrifici umani, il rispetto della donna nel focolare, il culto degli avi e l'istituzione del fuoco sacro, visibile simbolo del Dio innominato.
Tratto da "I grandi iniziati. Volume primo" di Edoardo Schuré

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