Una calamità piombò sui bianchi e Rāma credette di scorgere la punizione celeste del culto dei sacrifici umani.
Una specie di peste corrompeva l'uomo nel sangue, nel corpo, nelle membra e il malato spirava fra atroci dolori.
Rāma afflitto cercava invano rimedi salutari.
Or avvenne che sull'imbrunire del giorno, sedendo come era suo costume sotto una quercia in una radura per raccogliersi a meditare, dopo aver lungamente riflettuto sui mali della sua razza, si addormentò e nel sonno gli parve di udire una voce poderosa che lo chiamasse per nome e credette di destarsi.
Vide un uomo di maestosa statura, che impugnava una verga, attorno alla quale avvolgevasi un serpe.
L'ignoto lo prese per mano, lo fece levare e gli mostrò un bellissimo ramo di vischio, che si staccava dall'albero stesso a piè del quale egli giaceva, dicendogli: "Ecco, o Rāma, il rimedio che cerchi".
Rāma afflitto cercava invano rimedi salutari.
Or avvenne che sull'imbrunire del giorno, sedendo come era suo costume sotto una quercia in una radura per raccogliersi a meditare, dopo aver lungamente riflettuto sui mali della sua razza, si addormentò e nel sonno gli parve di udire una voce poderosa che lo chiamasse per nome e credette di destarsi.
Vide un uomo di maestosa statura, che impugnava una verga, attorno alla quale avvolgevasi un serpe.
L'ignoto lo prese per mano, lo fece levare e gli mostrò un bellissimo ramo di vischio, che si staccava dall'albero stesso a piè del quale egli giaceva, dicendogli: "Ecco, o Rāma, il rimedio che cerchi".
Estrasse quindi dal seno un falcetto d'oro, ne ruppe la rama e la diete a lui e, mormorando brevi parole sulla preparazione del vischio, scomparve.
Il rimedio era trovato.
Si diede subito a preparare il vischio secondo il consiglio del divino amico dal falcetto d'oro e somministrò la pozione mista col liquore fermentato, ad un malato che prontamente guarí.
Da ogni parte lo chiamavano in soccorso.
Interrogato dai druidi della sua colonia, partecipò loro la scoperta, aggiungendo che doveva restare fra i segreti della casta sacerdotale per assicurarne l'autorità.
I suoi discepoli con i rami di vischio furono considerati messaggeri divini ed il loro maestro un semidio.
Il vischio divenne sacro fra le piante e Rāma ne consacrò la memoria istituendo la festa del Natale o della nuova salute, ponendola al principio dell'anno di Notte Madre (del nuovo sole) o grande rinnovamento.
L'essere misterioso apparso un sogno fu chiamato Aesc-heyl-hopa, nella tradizione esoterica dei bianchi d'Europa, per significare; "La speranza della salute è nel bosco"; e dal nome i greci trassero Esculapio, il genio della scienza medica, che regge la magica verga in forma di caduceo.
Rāma eletto capo dei sacerdoti nella sua colonia, inviò subito l'ordine a tutti i collegi di studio e druidesse di porre fine ai sacrifici umani.
Tratto da "I grandi iniziati. Volume primo" di Edoardo Schuré
Il rimedio era trovato.
Si diede subito a preparare il vischio secondo il consiglio del divino amico dal falcetto d'oro e somministrò la pozione mista col liquore fermentato, ad un malato che prontamente guarí.
Da ogni parte lo chiamavano in soccorso.
Interrogato dai druidi della sua colonia, partecipò loro la scoperta, aggiungendo che doveva restare fra i segreti della casta sacerdotale per assicurarne l'autorità.
I suoi discepoli con i rami di vischio furono considerati messaggeri divini ed il loro maestro un semidio.
Il vischio divenne sacro fra le piante e Rāma ne consacrò la memoria istituendo la festa del Natale o della nuova salute, ponendola al principio dell'anno di Notte Madre (del nuovo sole) o grande rinnovamento.
L'essere misterioso apparso un sogno fu chiamato Aesc-heyl-hopa, nella tradizione esoterica dei bianchi d'Europa, per significare; "La speranza della salute è nel bosco"; e dal nome i greci trassero Esculapio, il genio della scienza medica, che regge la magica verga in forma di caduceo.
Rāma eletto capo dei sacerdoti nella sua colonia, inviò subito l'ordine a tutti i collegi di studio e druidesse di porre fine ai sacrifici umani.
Tratto da "I grandi iniziati. Volume primo" di Edoardo Schuré
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