lunedì 19 ottobre 2015

Giorgano Bruno

In una gelida alba di fine Febbraio un povero frate domenicano con le mani legate dietro la schiena e la mordacchia sul voto perché non potesse gridare si avviava verso il tragico epilogo del suo destino.
In piazza Campo de' Fiori era lì ad attenderlo.
Per tutta la vita Giordano Bruno si era sforzato di catturare immagini, di evocare dagli oscuri meandri del suo Io più profondo e dall'iconografia dei talismani per poi per integrarlo nella memoria consapevole per accrescere così con le potenze cosmiche portate dalle immagini, le potenze dell'anima.
Tutta la sua terribile "magia" consisteva in questo: potenziare l'energia animiche, reintegrandole con le forze del Tutto.
Quel giorno però affollavano la sua mente l'immagine della sua fanciullezza.
Era lungo un torrente e andava a caccia di rane, presso il suo paese laggiù nel caldo meridione, ad un tratto è giunto all'orecchio grida di donne irate, urla, percosse: "è una strega! È una maga abbruciatela! Cacciatela via!"
Il ragazzino corse a  vedere.
Quelle donne trascinavano sua madre, le tiravano i capelli, la spingevano.
Sua madre era levatrice e medichessa, conosceva la magia delle erbe e i segreti influssi del Sole e della Luna. Ora aveva evidentemente sbagliato qualche diagnosi, la gente come pronta a benedire è pronta a imprecare.
Sua madre scalza e spettinata, con le vesti in disordine, rideva, quel riso magico, medianico sgomentò le comari che mollarono la donna e si allontanarono con oscure minacce di castighi.
Sua madre allora avanzò come una regina trionfante per i vicoli entrò nella sua catapecchia fumosa come se fosse una reggia e  chiamò Giordano Bruno.
La madre lo strinse tra le braccia: "non devi spaventarti la Santa Croce di Gesù ci aiuterà lo vedi questo talismano che hai al collo? La croce quadra e il serpente, l'ho fatto per te! Ora ti dirò che ti aspetta un grande destino perché quando eri in culla ebbi un segno.
Quando avevi 7 mesi e ancora eri in culla io filavo la lana sulla porta di casa ed ecco che a un tratto mi girai per guardarti e vidi uscito da chissà dove, venuto non so perché, vidi un grande serpente dai riflessi azzurri che ti fissava. Il serpente rapido come una saetta scomparve.
Andò da un vecchio saggio che abitava lassù sulla montagna e leggeva le sorti nelle magiche ossa che portava in un sacchetto tessuto dalle Sibille.
Lui posò la sua mano sulla testolina di Giordano sorrise e disse: "'O piccirillo ha una grande sorte che l'aspetta! Isso è potente più di me e di te!"
Poi raccomandò di fare un talismano a croce quadra con serpente!
Questi ricordi affollavano la mente del frate condannato mentre dal Sant'Uffizio veniva condotto in catene.
Avevo ogni giuntura del corpo che gli doleva ma per la prima volta si rese conto che tutto ciò che aveva costruito con la sua vita e complessa filosofia in realtà era già contenuto nelle umili immagini che sua madre gli aveva regalato.
Al frate Giordano Bruno non interessava per nulla quello che avrebbero fatto il suo corpo senza bisogno dell'aconito e della belladonna di sua madre aveva imparato a controllare il dolore e annullarlo.
Sette anni di torture, sette lunghi anni di prigionia e tortura.
Tutto in nome della presunta verità. Ma qual è la verità?
Il frate si volse indietro nessuno seguiva la sua  macabra processione e in fondo a nessuno importava della sua vita e della sua morte... ben altre processioni affollavano Roma per il Giubileo.
Egli si era definito davanti al tribunale del Sant'Uffizio come "figlio del sole e della terra, risvegliatore dei dormienti, domatore dell'ignoranza, non italiano, tedesco, inglese, non maschio né femmina, non vescovo né principe, non uomo di toga o di spada, non monaco né laico, ma cittadino e domestico del mondo".
Perché l'uomo è il Magnum miraculum, l'uomo vero che dopo essersi spinto oltre la barriera delle stelle astrali, dopo essere sceso nei segreti della natura e aver conosciuto le stirpi dei demoni, può vedere finalmente se stesso immagine del divino creatore rispecchiata nelle mistiche acque superiori e inferiori.
Come diversi erano i pensieri di Giordano Bruno rispetto alle prediche dei bigotti che in quell'anno Santo predicavano paure dell'inferno e terrori del peccato unite a cortei carnevaleschi.
Tutta l'esteriorità del Giubileo, il suo fasto profano, ripugnano nell'anima di Bruno.
L'anima consapevole si avvicina a Dio e riceve da lui la perfezione così grande che è in grado di conoscere tutte le cose.
L'anima dell'uomo è la luce di Dio creata a immagine dello spirito
Ma a quali segreti deve giungere l'anima per ottenere tale consapevolezza? Il suo destino e la vera natura dell'anima sono nascosti ai più: si tratta di intangibili segreti e misteri occulti di grazia.
Strade e sentieri insegnano all'anima la sua vera natura e la conducono alla sua meta che è suprema conoscenza del tutto.
Ma come fa comprendere ai pedanti professoruncoli che gestivano il sapere ufficiale che la cultura è prima di tutto trasformazione delle coscienze, rigenerazione, trasmutazione?
Loro i pedanti attaccati alle nozioncine imparate sui banchi di scuola non avrebbero mollata nemmeno una piccola verità da quattro soldi per un'immagine radiosa di pura e grandiosa fantasia.
Mi davano la capacità di sintesi tra il vecchio e nuovo il sapere mistico e ermetico che è l'unico che valga la pena di possedere.Vecchioni terrorizzati dalla magia della Memoria dall'illuminazione procedevano nello stendardo sentiero post-aristotelico negando alla fantasia il suo ruolo di creatrice e di conoscenza l'idea della magia del mondo sembrava loro eresia perché erano legati a immagini opache e consumate mentre le immagini devono essere rigenerate e ricreate addirittura ogni giorno. 
Giordano Bruno aveva combattuto per la dignità intera dell'uomo, per la libertà, la tolleranza, il diritto di esprimere le proprie idee dovunque senza barriere ideologiche in nome di quell'amore di cui Gesù si era fatto portatore e che i suoi ministri avevano svilito a rango di una bovina accettazione di dogmi.
Ora lo condannavano per una quantità di "reati" insensati per affermazioni che lui stesso riteneva provvisorie e continuamente possibili di rettifica.
Ma come discutere di filosofia, di occultismo legato alla ruota che ti spezza le giunture, sotto gli spasmi delle tenaglie roventi e del cavalletto che tortura le ossa?
Bel modo avevano i dotti prelati di affrontare i problemi non c'è che dire... li aveva comunque sbalorditi tutti i pedanti torturatori resistendo al dolore più cosciente come se il fatto non lo riguardasse.
Di ritrattare non se ne era parlato nemmeno, non per fedeltà delle sue idee mutevoli, ma per dileggio al loro accanimento volgare.
Tratto da "Storie e luoghi segreti di Roma" di Cecilia Gatto Trocchi

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