venerdì 4 novembre 2016

Bruno i Rosacroce e la massoneria


Bruno avrebbe fondato, in Germania, una setta detta dei "Giordanisti", formulando l'ipotesi che essa possa avere avuto qualcosa, annunciata da manifesti in Germania agli inizi del secolo XVII.
Bruno diffuse le sue idee sia in Inghilterra  (terra d'origine della massoneria), sia in Germania, sicché i suoi movimenti  potrebbero essere considerati una fonte comune al Rosacrucianesimo e alla massoneria.

Le origini della massoneria sono avvolte nel mistero, sebbene le si voglia far derivare da corporazioni medievali di muratori "operanti".
Nessuno è  riuscito a spiegare come queste corporazioni "operanti" si siano trasformate nella massoneria "speculativa" e l'uso simbolico delle immagini nel rituale massonico.
Nella prefazione a un libro sulla origini  della massoneria si afferma che la sua storia non dovrebbe essere considerata come una cosa a parte, ma come una branca di storia sociale.
La memoria occultista del Rinascimento può essere la fonte reale di un movimento ermetico e mistico che utilizzava non l'architettura reale di una "massoneria operativa", ma l'architettura immaginaria o "speculativa" dell'arte di memoria, come veicolo delle proprie dottrine.
Un esame accurato del simbolismo tanto dei Rosacroce quanto della massoneria può confermare questa ipotesi.
Un manifesto o Fama del 1614 che si attribuisce ai Rosacroce, parla di misteriose ruote e di una sacra "volta", le cui pareti,  tetto e pavimento, erano divisi in sezioni, ciascuna con varie figure o sentenze.
Questo potrebbe essere qualcosa di simile a un uso occultistico della memoria artificiale.
Poiché  per la massoneria non esistono testimonianze sino a un epoca assai posteriore, il confronto qui si dovrebbe fare con il simbolismo massonico del tardo secolo XVII e del secolo XVIII e soprattutto con quello della massoneria conosciuto come "Royal Arch", in cui alcuni disegni, colonne, figure geometriche ed emblemi si presentano come tali da potersi collocare molto bene nella tradizione della memoria occultista.
Questa teoria offre il legame con le manifestazioni tardive della tradizione ermetica nelle società segrete e nella grande tradizione rinascimentale.
Il segreto era una combinazione delle credenze ermetiche con le tecniche dell'arte di memoria.
Nel primo Cinquecento tutto ciò poteva essere visto come incorporato naturalmente in una tradizione rinascimentale.
Nel tardo Cinquecento, l'età più  agitata in cui Bruno trascorse la sua vita, la pressione delle circostanze, sia politiche sia religiose, può aver spinto il "segreto" verso forme sempre più "sotterranee"; ma vedere in Bruno solo il protagonista di una società segreta (anche se può esserlo stato) sarebbe perdere di vista il suo vero significato.
Perché il suo segreto, il segreto ermetico, fu il segreto di tutto il Rinascimento.
E quest'uomo possiede in pieno il potere creativo del periodo rinascimentale.
La missione di Bruno era dipingere e modellare dentro, insegnare che l'artista, il poeta, il filosofo sono tutt'uno, poiché la madre delle muse è la memoria.
Nulla si produce che non abbia prima acquisito forma all'interno della psiche, ed è all'interno che il lavoro significante si compie.
Nessuna trama storica, nessun esame di correnti o influssi, nessuna  analisi psicologica potrà mai riuscire a cogliere o individuare in modo del tutto soddisfacente l'uomo eccezionale che fu Giordano Bruno, il mago della memoria.
Tratto da "L'arte della memoria" di Frances A. Yates

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