mercoledì 9 novembre 2016

Giordano Bruno e la sua arte della memoria

Giordano Bruno nacque quattro anni dopo la morte di Camillo, nel 1548.
Entrò nell'ordine domenicano nel 1563 e fu educato come domenicano nel convento dell'ordine di Napoli: la sua educazione dovette certamente comprendere un'intensa concentrazione sull'arte domenicana della memoria.
Egli si era fatto notare come esperto della memoria già prima di lasciare l'ordine.
Giordano fu chiamato da Napoli a Roma da Papa Pio V e dal cardinale Rebiba. Vi fu condotto in carrozza, per far mostra della sua memoria artificiale. Recitò in ebraico tutto il salmo Fundamenta e insegnò un po' di tale arte al detto Rebiba.
Non c'è modo di mettere alla prova la verità di questa immagine di Bruno, non ancora espulso come eretico, trasportato trionfante in carrozza a Roma, per esibire a un papa e a un cardinale quella specialità dei domenicani che era la memoria artificiale.
Quando Bruno scappò dal suo convento di Napoli e cominciò la sua vita di vagabondaggio attraverso la Francia, Inghilterra e Germania aveva fra le mani una notevole risorsa.
Un ex frate, disposto a comunicare la memoria artificiale dei frati, doveva suscitare interesse, specialmente se quella di cui possedeva il segreto era l'arte nella sua forma rinascimentale occulta.
Il primo libro sulla memoria che Bruno pubblicò, il De umbris idearum, fu dedicato a un re francese, Enrico III (ancora una volta, come Camillo, un italiano che porta un "segreto" sulla memoria a un re francese).
"...Re Enrico terzo mi fece chiamare un giorno ricercandomi se la memoria che avevo e che professava era naturale o pur magica.... e con quello che li dissi e feci provare a lui medesmo conobbe che non era per arte magica ma per scienza.
E dopo questo feci stampare un libro de memoria, sotto titolo De umbris idearum, il quale dedicai a Sua Maestà
...."
Questa è l'esposizione che egli fece circa i suoi rapporti con Enrico terzo nella dichiarazione agli inquisitori veneziani ai quali era bastato uno sguardo al De umbris idearum per riconoscervi che esso conteneva allusioni alle statue magiche dell'Asclepius e una lista circa centocinquanta immagini magiche delle stelle.
Molto chiaramente nell'arte mnemonica di Bruno c'era magia, e una magia di tinta ben più oscura di quella in cui si era avventurato Camillo.
Quando Bruno passò in Inghilterra aveva sviluppato completamente la tecnica di incanalare il suo messaggio religioso ermetico entro la cornice dell'arte della memoria (Sigilli).
Continuò in Germania e l'ultimo libro che pubblicò a Francoforte nel 1591, immediatamente prima del suo ritorno in Italia, fu sulla memoria magica (Statue e Immagini).
Quando Mocenigo invitò Bruno a Venezia -invito che fu occasione del suo ritorno in Italia e che condusse al suo imprigionamento e alla morte sul patibolo- la ragione data per l'invito fu il desiderio di imparare l'arte della memoria.
Proprio Mocenigo deferì Bruno all'Inquisizione di Venezia, probabilmente dopo aver appreso i segreti della sua arte della memoria.
Di memoria occulta a Venezia erano esperti, e così proprio l'arte della memoria è  proprio il centro della vita e della morte di Giordano Bruno.
Giordano Bruno professò sempre la  massima ammirazione per Tommaso d'Aquino e fu orgoglioso della famosa arte mnemonica del suo ordine.
Egli difende appassionatamente l'arte medievale di Tullio, Tommaso e Alberto contro i detrattori moderni ma la versione dell'arte medievale che egli presenta è  passata attraverso la metamorfosi rinascimentale. È  diventata arte occulta sotto il predominio di Ermete Trimegisto.
Il libro ermetico di Bruno sulla memoria è  presentato come una religiosa rivelazione.
La conoscenza o l'arte in procinto di essere rivelata è come un sole al suo levarsi: dinnanzi ad esso le creature della notte debbono dissolversi.
Essa è basata sull'"intelletto che non erra", non sulla "fallacia di sensi"; essa è  prossima alle illuminazioni dei "sacerdoti egizi".
Bruno è  un ex frate, smisuratamente selvatico, appassionato e sfrenato,  erompe dal medievalismo del convento con la sua arte di memoria magicamente trasformata in culto misterico interiore.
Tratto da "L'arte della memoria" di Frances A. Yates

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