Uomo: O Luce, e bella fiamma che abbagliò il mio abbaglio, chi mi dirà di te?
Ombra: Io, che ne ho preso il posto.
Uomo: Vista oscena che adombra! Vedi che scambio assurdo: ciò che chiedo alla Luce, me lo risponde l'Ombra!
Calderón De La Barca "La vita è sogno"
Ombra: Io, che ne ho preso il posto.
Uomo: Vista oscena che adombra! Vedi che scambio assurdo: ciò che chiedo alla Luce, me lo risponde l'Ombra!
Calderón De La Barca "La vita è sogno"
...La coscienza della morte ha la stessa origine della libertà e del male.
Se l'uomo fosse mosso solo da inclinazioni, desideri o brame interiori, non potrebbe prendere posizione nei riguardi di sé stesso.
Il giudizio morale sulle sue azioni non troverebbe alcun punto fermo.
La questione della responsabilità non si porrebbe affatto.
Se fosse sempre in sé, agirebbe unicamente dal proprio centro e in tal modo non solo non conoscerebbe la paura della morte, ma sarebbe anche privo della libertà di uccidere.
Dunque la paura e la violenza non scaturiscono, come spesso si sente dire, da un fondo di bestialità.
Non bisogna offendere gli animali, nemmeno i predatori.
Al contrario: la violenza nasce proprio dalla specifica natura umana dell'uomo.
Dato che è sempre all'esterno, di sé, è capace delle più atroci bestialità.
Dal momento che non è guidato da istinti provenienti dal suo centro, ma è un essere dotato di intelletto che ha un rapporto con sé stesso, è in grado di comportarsi peggio di qualsiasi bestia.
Poiché non ha freni, è capace di compiere qualunque misfatto.
Poiché non è mai completamente in sé, deve temere la sua morte e la libertà degli altri.
La libertà è un bene alto, se non il più alto.
Ma non garantisce affatto il bene morale.
Il prezzo della libertà è il dolore e il male.
Perché la libertà dei lupi è la morte degli agnelli...."
Tratto dalla prefazione del libro "Criminal profiling" un pezzo del saggio di Wolfgang Sofsky "Il paradiso della crudeltà"
Se l'uomo fosse mosso solo da inclinazioni, desideri o brame interiori, non potrebbe prendere posizione nei riguardi di sé stesso.
Il giudizio morale sulle sue azioni non troverebbe alcun punto fermo.
La questione della responsabilità non si porrebbe affatto.
Se fosse sempre in sé, agirebbe unicamente dal proprio centro e in tal modo non solo non conoscerebbe la paura della morte, ma sarebbe anche privo della libertà di uccidere.
Dunque la paura e la violenza non scaturiscono, come spesso si sente dire, da un fondo di bestialità.
Non bisogna offendere gli animali, nemmeno i predatori.
Al contrario: la violenza nasce proprio dalla specifica natura umana dell'uomo.
Dato che è sempre all'esterno, di sé, è capace delle più atroci bestialità.
Dal momento che non è guidato da istinti provenienti dal suo centro, ma è un essere dotato di intelletto che ha un rapporto con sé stesso, è in grado di comportarsi peggio di qualsiasi bestia.
Poiché non ha freni, è capace di compiere qualunque misfatto.
Poiché non è mai completamente in sé, deve temere la sua morte e la libertà degli altri.
La libertà è un bene alto, se non il più alto.
Ma non garantisce affatto il bene morale.
Il prezzo della libertà è il dolore e il male.
Perché la libertà dei lupi è la morte degli agnelli...."
Tratto dalla prefazione del libro "Criminal profiling" un pezzo del saggio di Wolfgang Sofsky "Il paradiso della crudeltà"
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