Tolomeo (ca 100-178 d.C.) il grande astrologo e "maestro della cartografia".
Scrive von Mzik, 1938: "Nonostante tutte le carenze delle sue carte, Tolomeo resta per noi il maestro della cartografia.
Grazie alla sua concezione dei principi su cui si fonda la cartografia (concezione che ne coglie senz'altro l'essenza), fu lui a creare la logica cartografica,.... dandogli quel carattere che ha conservato fino al presente e che probabilmente manterrà anche per il futuro.
A lui risalgono immediatamente le basi matematiche delle nostre carte (la rete graduata), la teoria delle proiezioni, l'orientazione verso nord e i segni cartografici...
La sua geografia rappresentativa, grazie ai suoi metodi e al suo apporto di materiali topografici, costituisce la vetta più elevata raggiunta dall'antichità nel campo della cartografia, rango a cui nel campo della geografica di Strabone."
La sua geografia era innanzitutto una guida al disegno di carte geografiche, che dovevano riprodurre la realtà nel mondo più preciso possibile, nonostante le inevitabili distorsioni che ogni proiezione comporta.
Essa contiene un sistema di coordinate derivate dal cielo e riportate su una rozza mappa a profilo, con l'aggiunta di una lista di distanze terrestri.
Grazie alla sua concezione dei principi su cui si fonda la cartografia (concezione che ne coglie senz'altro l'essenza), fu lui a creare la logica cartografica,.... dandogli quel carattere che ha conservato fino al presente e che probabilmente manterrà anche per il futuro.
A lui risalgono immediatamente le basi matematiche delle nostre carte (la rete graduata), la teoria delle proiezioni, l'orientazione verso nord e i segni cartografici...
La sua geografia rappresentativa, grazie ai suoi metodi e al suo apporto di materiali topografici, costituisce la vetta più elevata raggiunta dall'antichità nel campo della cartografia, rango a cui nel campo della geografica di Strabone."
La sua geografia era innanzitutto una guida al disegno di carte geografiche, che dovevano riprodurre la realtà nel mondo più preciso possibile, nonostante le inevitabili distorsioni che ogni proiezione comporta.
Essa contiene un sistema di coordinate derivate dal cielo e riportate su una rozza mappa a profilo, con l'aggiunta di una lista di distanze terrestri.
Necessariamente la carta non prendeva in considerazione quello che si trovava, a ovest, oltre le Isole Canarie e, a est, oltre la "capitale dei Sini", cioè dei Cinesi (I, 14, 8), che Tolomeo collocava a 180 gradi di longitudine geografica.
A nord la carta trovava un limite estremo al 63 grado di latitudine (dove avrebbe dovuto trovarsi "Tule"), a sud dell'equatore.
Era questa la porzione di superficie terrestre conosciuta nella tarda antichità e che dai Greci veniva chiamata οίκουνμένη, ecumene (da οΐκος = casa, οΐκεω = abitare): la terra abitata.
È comprensibile che i Greci indicassero con il nome οίκονμένη la fascia dello zodiaco, delimitata dai tropici, che aveva sì una sua determinata ampiezza latitudinale, ma che purtuttavia abbracciava l'intero cielo ed era "abitata" dagli attori che contavano, ossia dai pianeti.
Per tutta l'epoca arcaica l'astronomia ebbe come conseguenza inevitabile l'astrologia.
Dall'astronomia i Greci arcaici derivarono la loro matematica: in quei secoli la loro insaziabile curiosità sviluppò una conoscenza della nostra terra e degli eventi che vi accadono e che li spinse a creare i primordi della nostra scienza.
Tratto da "Il mulino di Amleto" di de Santillana e von Dechend
A nord la carta trovava un limite estremo al 63 grado di latitudine (dove avrebbe dovuto trovarsi "Tule"), a sud dell'equatore.
Era questa la porzione di superficie terrestre conosciuta nella tarda antichità e che dai Greci veniva chiamata οίκουνμένη, ecumene (da οΐκος = casa, οΐκεω = abitare): la terra abitata.
È comprensibile che i Greci indicassero con il nome οίκονμένη la fascia dello zodiaco, delimitata dai tropici, che aveva sì una sua determinata ampiezza latitudinale, ma che purtuttavia abbracciava l'intero cielo ed era "abitata" dagli attori che contavano, ossia dai pianeti.
Per tutta l'epoca arcaica l'astronomia ebbe come conseguenza inevitabile l'astrologia.
Dall'astronomia i Greci arcaici derivarono la loro matematica: in quei secoli la loro insaziabile curiosità sviluppò una conoscenza della nostra terra e degli eventi che vi accadono e che li spinse a creare i primordi della nostra scienza.
Tratto da "Il mulino di Amleto" di de Santillana e von Dechend
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