lunedì 25 febbraio 2019

Dalle lettere dell'alfabeto ebraico al Verbo divino


Esiste una corrispondenza tradizionale tra ogni lettera dell'alfabeto ebraico e i numeri
Le nostre lingue occidentali hanno perso il contatto con questa matematica del Verbo,  il canto Divino dei numeri; esse sono diventate convenzionali, in un processo mortale che chiamerei di "cosificazione".
Ogni lingua al contrario obbedisce ai ritmi e all'armonia del Verbo creatore; è fatta di numeri che reggono le leggi universali dall'astrofisica alla microbiologia, e della loro musica che scolpisce la parola parlata.
L'alfabeto ebraico è costituito solo di consonanti, e questo dà alla lingua una sbalorditiva mobilità musicale e una rara significanza nei giochi di parole, al fondo delle quali suona il Verbo divino.
Ogni cultura è come l'humus sviluppatosi a partire da dati misteriosi e universali, attorno a una lingua che ne costruisce la ricchezza e la singolarità.
Nel cuore di essa nasce l'uomo che si trova che si troverà modellato dai suoni del suo verbo e dai suoi valori; egli è come un albero piantato nella terra e, nutrito da essa, riceve la forza di crescere.
Ma l'uomo è solo il figlio della terra esiste esteriore.
Il suo seme è essenzialmente piantato dentro ciò che il mito biblico chiama la adamah,  la terra interiore, il polo femminile... costruito da tutto ciò che  questo stesso racconto biblico descrive nei primi sei giorni della Genesi.
"L'immagine di Dio" è il seme dell'Adam; è un "micro-verbo", immagine del Verbo divino, che fa dell'uomo un essere dotato della funzione di parlare -il solo tra tutti gli animali creati.
Per poter parlare dovrà presto stare in piedi nell'ambiente esteriore circostante.
Ma per poter diventare totalmente Verbo non più seme, bensì frutto di quest'albero, in una dimensione di "somiglianza", dovrà "verticalizzarsi" nella sua terra interiore.
Nella "caduta" tutto accade come se il seme di un albero piantato nella terra di adamah affondasse le sue radici e spingesse la propria linfa senza che questa trovi la forza di aprirsi un varco verso la luce e di proseguire la crescita fino al frutto.
Tutto accade come se un errore di programmazione determinasse la sua energia a prendere per luce e le tenebre della terra e la inducesse a ripiombare nell'orizzontale e a produrre a tale livello frutti fallaci, in questo caso frutti dell'incoscienza dell'uomo!
Si ha il diritto di domandarsi se esista da qualche parte una porta che dia accesso al programma originale, antecedente la "caduta" e che permetta all'albero di ritrovare la strada giusta della verticalizzazione.
Tratto da "L'Egitto interiore di Annick de Souzenelle

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