venerdì 30 ottobre 2015

Janus bifrons

L'interpretazione più abituale è quella che considera i due volti di Giano come rappresentanti rispettivamente il passato e l'avvenire.
Tra il passato che non vi è più e l'avvenire che non è ancora, il vero volto di Giano, quello che guarda il presente, non è, si dice né  l'uno né l'altro di quelli che si possono vedere.
Questo terzo volto in effetti è invisibile perché il presente nella manifestazione temporale non è che un istante inavvertibile.
Il terzo volto di Giano corrisponde in altro simbolismo all'occhio frontale di Shiva pure invisibile poiché il presente nella mente, stazione temporale, non è che un istante.
Uno sguardo di questo terzo occhio riduce tutto in cenere vale dire che esso distrugge ogni manifestazione; ma allorché la successione è trasmutata in simultaneità, il temporale in intemporale, tutte le cose dimorano nell'"eterno presente", la distruzione apparente non è in realtà che una "trasformazione".
Attraverso queste considerazioni Giano può legittimamente venire considerato come una raffigurazione di colui che è, non solo il "Maestro del triplice tempo"(designazione attribuita anche a Shiva) ma anche, e innanzitutto, il "Signore dell'Eternità".
Il "Maestro dei tempi" non può essere lui stesso sottomesso al tempo, allo stesso modo in cui, secondo l'insegnamento di Aristotele, il motore primo di tutte le cose, o il principio del movimento universale, è necessariamente immobile.
È il Verbo Eterno che le Sacre Scritture designano come l'"Antico dei Giorni", il Padre dell'età o dei cicli dell'esistenza; la tradizione indù gli attribuisce anche il titolo equivalente di Purâna -Purusha.
Vi è  una rappresentazione del Giano con caratteristiche androgine in cui il volto di destra è  un volto femminile.
Sotto quest'aspetto Giano è comparabile al Rebis degli ermetisti del Medioevo (da res bina, cosa doppia, congiunzione di due nature in un essere unico) che è rappresentato anche sotto la forma di un personaggio a due teste una d'uomo e l'altra di donna, la sola differenza è che questo Rebis è Sol-Luna, come indicano gli emblemi accessori che ordinariamente lo accompagnano, mentre Jianus-Jana è piuttosto Lunus-Luna.
È da notare ancora che il nome di Diana la dea lunare non è che un'altra forma di Jana, l'aspetto femminile di Giano.
Giano è il Janitor che apre e chiude il ciclo annuale, e le due chiavi che egli reca assai frequentemente, sono quelle delle due porte solstiziali
Egli è anche il dio dell' iniziazione ai misteri (initiatio deriva da in-ire e, secondo Cicerone, il nome di Giano ha la stessa radice del verbo ire); anche le due chiavi, una d'oro e d'argento, erano quelle dei "grandi misteri" e dei "piccoli misteri"; non è forse naturale che vi sia riconosciuta una prefigurazione delle chiavi che aprono e chiudono il Regno dei Cieli?
In virtù di un certo simbolismo astronomico che sembra essere stato comune a tutti i popoli antichi, ci sono dei legami molto stretti fra i due significati indicati:
il  simbolismo al quale facciamo allusione è quello del ciclo zodiacale e non è senza ragioni che questi con le sue due metà, ascendente discendente, che hanno i loro punti di partenza rispettivi ai due solstizi d'inverno e d'estate, si trovi raffigurato sulla portale di tante chiese del medioevo.
Si vede qui apparire un altro significato dei due volti di Giano: egli è  il "Maestro delle due vie" alle quali danno accesso le due porte solstiziali, quelle due vie di destra e di sinistra che i pitagorici rappresentavano mediante la lettera Y, e che la tradizione indù, dal canto suo, designa come la "via degli dèi" e la "via degli antenati" (dêva-jâna e pitri-jâna; la parola sanscrita jâna ha ancora la stessa radice del latino ire, e la sua forma l'avvicina singolarmente al nome di Janus).
Queste due vie sono anche in un certo senso quella dei cieli e quella degli inferi.
Secondo la Kabbalah ebraica, alla destra e alla sinistra corrispondono rispettivamente due attributi divini; la Misericordia (Hesed) e la Giustizia (Din); questi due attributi si addicono palesemente al Cristo, e più specificamente, quando si considera il suo ruolo di giudice dei vivi e dei morti. Gli arabi facendo un'analoga distinzione, parlano di Bellezza (Djemâl) e Maestà (Djelâl); e si può comprendere con queste ultime definizioni perché questi due aspetti siano stati raffigurati con un volto femminile è uno maschile.
Nel lato del volto maschile Giano porta precisamente uno scettro, emblema di maestà, mentre nel lato del volto femminile, egli tiene una chiave.
Vedi anche:
I due san Giovanni Tratto da "La Tradizione e le tradizioni"di R. Guènon

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