L'interpretazione più abituale è quella che considera i due volti di Giano come rappresentanti rispettivamente il passato e l'avvenire.
Tra il passato che non vi è più e l'avvenire che non è ancora, il vero volto di Giano, quello che guarda il presente, non è, si dice né l'uno né l'altro di quelli che si possono vedere.
Questo terzo volto in effetti è invisibile perché il presente nella manifestazione temporale non è che un istante inavvertibile.
Tra il passato che non vi è più e l'avvenire che non è ancora, il vero volto di Giano, quello che guarda il presente, non è, si dice né l'uno né l'altro di quelli che si possono vedere.
Questo terzo volto in effetti è invisibile perché il presente nella manifestazione temporale non è che un istante inavvertibile.
Il terzo volto di Giano corrisponde in altro simbolismo all'occhio frontale di Shiva pure invisibile poiché il presente nella mente, stazione temporale, non è che un istante.
Uno sguardo di questo terzo occhio riduce tutto in cenere vale dire che esso distrugge ogni manifestazione; ma allorché la successione è trasmutata in simultaneità, il temporale in intemporale, tutte le cose dimorano nell'"eterno presente", la distruzione apparente non è in realtà che una "trasformazione".
Attraverso queste considerazioni Giano può legittimamente venire considerato come una raffigurazione di colui che è, non solo il "Maestro del triplice tempo"(designazione attribuita anche a Shiva) ma anche, e innanzitutto, il "Signore dell'Eternità".
Il "Maestro dei tempi" non può essere lui stesso sottomesso al tempo, allo stesso modo in cui, secondo l'insegnamento di Aristotele, il motore primo di tutte le cose, o il principio del movimento universale, è necessariamente immobile.
È il Verbo Eterno che le Sacre Scritture designano come l'"Antico dei Giorni", il Padre dell'età o dei cicli dell'esistenza; la tradizione indù gli attribuisce anche il titolo equivalente di Purâna -Purusha.
Vi è una rappresentazione del Giano con caratteristiche androgine in cui il volto di destra è un volto femminile.
Sotto quest'aspetto Giano è comparabile al Rebis degli ermetisti del Medioevo (da res bina, cosa doppia, congiunzione di due nature in un essere unico) che è rappresentato anche sotto la forma di un personaggio a due teste una d'uomo e l'altra di donna, la sola differenza è che questo Rebis è Sol-Luna, come indicano gli emblemi accessori che ordinariamente lo accompagnano, mentre Jianus-Jana è piuttosto Lunus-Luna.
È da notare ancora che il nome di Diana la dea lunare non è che un'altra forma di Jana, l'aspetto femminile di Giano.
Giano è il Janitor che apre e chiude il ciclo annuale, e le due chiavi che egli reca assai frequentemente, sono quelle delle due porte solstiziali
Egli è anche il dio dell' iniziazione ai misteri (initiatio deriva da in-ire e, secondo Cicerone, il nome di Giano ha la stessa radice del verbo ire); anche le due chiavi, una d'oro e d'argento, erano quelle dei "grandi misteri" e dei "piccoli misteri"; non è forse naturale che vi sia riconosciuta una prefigurazione delle chiavi che aprono e chiudono il Regno dei Cieli?
In virtù di un certo simbolismo astronomico che sembra essere stato comune a tutti i popoli antichi, ci sono dei legami molto stretti fra i due significati indicati:
il simbolismo al quale facciamo allusione è quello del ciclo zodiacale e non è senza ragioni che questi con le sue due metà, ascendente discendente, che hanno i loro punti di partenza rispettivi ai due solstizi d'inverno e d'estate, si trovi raffigurato sulla portale di tante chiese del medioevo.
Si vede qui apparire un altro significato dei due volti di Giano: egli è il "Maestro delle due vie" alle quali danno accesso le due porte solstiziali, quelle due vie di destra e di sinistra che i pitagorici rappresentavano mediante la lettera Y, e che la tradizione indù, dal canto suo, designa come la "via degli dèi" e la "via degli antenati" (dêva-jâna e pitri-jâna; la parola sanscrita jâna ha ancora la stessa radice del latino ire, e la sua forma l'avvicina singolarmente al nome di Janus).
Queste due vie sono anche in un certo senso quella dei cieli e quella degli inferi.
Secondo la Kabbalah ebraica, alla destra e alla sinistra corrispondono rispettivamente due attributi divini; la Misericordia (Hesed) e la Giustizia (Din); questi due attributi si addicono palesemente al Cristo, e più specificamente, quando si considera il suo ruolo di giudice dei vivi e dei morti. Gli arabi facendo un'analoga distinzione, parlano di Bellezza (Djemâl) e Maestà (Djelâl); e si può comprendere con queste ultime definizioni perché questi due aspetti siano stati raffigurati con un volto femminile è uno maschile.
Nel lato del volto maschile Giano porta precisamente uno scettro, emblema di maestà, mentre nel lato del volto femminile, egli tiene una chiave.
Attraverso queste considerazioni Giano può legittimamente venire considerato come una raffigurazione di colui che è, non solo il "Maestro del triplice tempo"(designazione attribuita anche a Shiva) ma anche, e innanzitutto, il "Signore dell'Eternità".
Il "Maestro dei tempi" non può essere lui stesso sottomesso al tempo, allo stesso modo in cui, secondo l'insegnamento di Aristotele, il motore primo di tutte le cose, o il principio del movimento universale, è necessariamente immobile.
È il Verbo Eterno che le Sacre Scritture designano come l'"Antico dei Giorni", il Padre dell'età o dei cicli dell'esistenza; la tradizione indù gli attribuisce anche il titolo equivalente di Purâna -Purusha.
Vi è una rappresentazione del Giano con caratteristiche androgine in cui il volto di destra è un volto femminile.
Sotto quest'aspetto Giano è comparabile al Rebis degli ermetisti del Medioevo (da res bina, cosa doppia, congiunzione di due nature in un essere unico) che è rappresentato anche sotto la forma di un personaggio a due teste una d'uomo e l'altra di donna, la sola differenza è che questo Rebis è Sol-Luna, come indicano gli emblemi accessori che ordinariamente lo accompagnano, mentre Jianus-Jana è piuttosto Lunus-Luna.
È da notare ancora che il nome di Diana la dea lunare non è che un'altra forma di Jana, l'aspetto femminile di Giano.
Giano è il Janitor che apre e chiude il ciclo annuale, e le due chiavi che egli reca assai frequentemente, sono quelle delle due porte solstiziali
Egli è anche il dio dell' iniziazione ai misteri (initiatio deriva da in-ire e, secondo Cicerone, il nome di Giano ha la stessa radice del verbo ire); anche le due chiavi, una d'oro e d'argento, erano quelle dei "grandi misteri" e dei "piccoli misteri"; non è forse naturale che vi sia riconosciuta una prefigurazione delle chiavi che aprono e chiudono il Regno dei Cieli?
In virtù di un certo simbolismo astronomico che sembra essere stato comune a tutti i popoli antichi, ci sono dei legami molto stretti fra i due significati indicati:
il simbolismo al quale facciamo allusione è quello del ciclo zodiacale e non è senza ragioni che questi con le sue due metà, ascendente discendente, che hanno i loro punti di partenza rispettivi ai due solstizi d'inverno e d'estate, si trovi raffigurato sulla portale di tante chiese del medioevo.
Si vede qui apparire un altro significato dei due volti di Giano: egli è il "Maestro delle due vie" alle quali danno accesso le due porte solstiziali, quelle due vie di destra e di sinistra che i pitagorici rappresentavano mediante la lettera Y, e che la tradizione indù, dal canto suo, designa come la "via degli dèi" e la "via degli antenati" (dêva-jâna e pitri-jâna; la parola sanscrita jâna ha ancora la stessa radice del latino ire, e la sua forma l'avvicina singolarmente al nome di Janus).
Queste due vie sono anche in un certo senso quella dei cieli e quella degli inferi.
Secondo la Kabbalah ebraica, alla destra e alla sinistra corrispondono rispettivamente due attributi divini; la Misericordia (Hesed) e la Giustizia (Din); questi due attributi si addicono palesemente al Cristo, e più specificamente, quando si considera il suo ruolo di giudice dei vivi e dei morti. Gli arabi facendo un'analoga distinzione, parlano di Bellezza (Djemâl) e Maestà (Djelâl); e si può comprendere con queste ultime definizioni perché questi due aspetti siano stati raffigurati con un volto femminile è uno maschile.
Nel lato del volto maschile Giano porta precisamente uno scettro, emblema di maestà, mentre nel lato del volto femminile, egli tiene una chiave.
Vedi anche:
I due san Giovanni
Tratto da "La Tradizione e le tradizioni"di R. Guènon
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