Le idee sionista cominciarono a diffondersi in seno alla comunità ebraica attraverso le pubblicazioni e i discorsi di Binjamin Ze'ev, meglio noto come Theodor Herzl.
Il suo volume "Lo stato ebreo" del 1896 divenne una sorta di "testo sacro" tra tutti i più ferventi militanti sionisti.
Herzl è passato alla storia come il fondatore ufficiale del World Zionist Organization (la prima organizzazione sionista a livello mondiale), un movimento che propagandava sostanzialmente due istanze fondamentali: il concetto di "razza ebraica" e il suo imprescindibile legame storico con la terra promessa.
La lobby sionista non fu mai un movimento politico qualsiasi in quanto poté contare da subito sull'esclusivo appoggio dell'alta finanza internazionale ebraica.
Il supporto finanziario ai futuri coloni ebrei infatti venne assicurato dal ko storico summit avvenuto tra insigni banchieri e massoni nel 1897 a Basilea, durante i lavori del Primo Congresso Sionista.
Il convegno venne presieduto dall'insigne banchiere ebreo Edmond de Rothschild, il quale mise all'ordine del giorno la nascita di un istituto di credito che avesse il precipuo scopo di sostenere la causa sionista.
Nacque così il Jewish Colonial Trust, uno strumento finanziario creato dai banchieri più ricchi e potenti del mondo con lo scopo di provvedere all'acquisto di importanti proporzioni di territorio arabo da concedere poi ai nuovi coloni.
Il 2 novembre 1917 il Segretario di Stato britannico, l'ebreo Lord Balfour inviò una missiva al barone Walter de Rothschild che passò alla storia come Dichiarazione Balfour: "Il governo di Sua Maestà guarda con favore l'instaurazione in Palestina di una patria nazionale per il popolo ebreo e farà del suo meglio per facilitare il raggiungimento di questo scopo purché sia ben chiaro che non sarà fatto niente che possa pregiudicare i diritti civili e religiosi delle comunità non ebree esistenti in Palestina o i diritti e lo status politico di cui godono gli Ebrei degli altri paesi".
La propaganda sionista aveva comr principale obbiettivo la costituzione dello stato di Israele in Palestina, non riscosse alcun successo degno di rilievo all'interno della stessa comunità ebraica.
La maggior parte degli Ebrei e dei rabbini si era perfettamente integrata nei propri paesi di residenza e non aveva nessuna intenzione di trasferirsi a vivere in Palestina.
I sionisti viceversa cercarono a tutti i costi di validate e diffondere l'idea che esisteva una razza biologica ebraica da difendere attraverso la propaganda delle Opere di personaggi fanatici come Vladimir Jabotinsky.
Costoro consideravano la purezza etnica degli Ebrei (I quali non hanno mai costituito una razza) in grave pericolo arrivando a sostenere che l'unica soluzione possibile per porvi rimedio fosse l'edificazione di uno stato ebraico.
Fu solo negli anni Trenta, ovvero con l'ascesa al potere di Adolf Hitler, che la politica sionista cominciò ad ottenere largo consenso anche all'interno della comunità ebraica.
A seguito della propaganda antisemita del dittatore tedesco (l'unico che pare abbia preso seriamente il mito della razza ebraica), molti Ebrei accettarono di buon grado la proposta di traslocare definitivamente in Palestina, innescando quel consistente processo di immigrazione che portò poi alla nascita dello stato d'Israele.
Paradossalmente quindi la politica di segregazione razziale messa in atto dal Führer giocò a favore dei sionisti, che premevano per un'emigrazione ebraica di massa verso la Palestina.
Tratto da "Scoperte archeologiche non autorizzate" di Marco Pizzuti
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