giovedì 3 marzo 2016

I Vangeli canonici

Il cristianesimo dei primi tempi era caratterizzato dall'esistenza di molte correnti tra loro antagoniste, e tale situazione era resa evidente dal pullulare di una miriade di Vangeli in cui venivano raccontati la vita e l'avvento del Signore nei modi più disparati.
Dopo il concilio di Nicea del 325 d.C. l'imperatore dispose una cernita tra tutti i testi sacri cristiani in circolazione per attribuire loro un ordine coerente che in principio essi non avevano.
I Vangeli ammessi furono detti "canonici", mentre quelli esclusi "apocrifi".
Per stabilire la canonicitá o meno di un testo, la Chiesa seguì diversi criteri tra cui quello dell'ortodossia secondo cui dovevano essere rispettate le verità dogmatiche imposte dall'imperatore Costantino.
I primi Vangeli che vennero censurati sostenevano la non divinità del Cristo, altri si dilungavano in racconti schiettamente fantastici sulla prima infanzia di Gesù.
Alle ingerenze di Costantino dobbiamo l'introduzione del dogma della divinità del Cristo e della natura trinitaria all'interno dei Vangeli canonici.
Lo scopo di Costantino fu quello di elevare se stesso al rango di imperatore divino dei cristiani.
Egli asseriva di essere il legittimo erede del sacro lignaggio di Joshua in quanto discendente da parte della madre Elena dalla stirpe asmonea di Giuseppe d'Arimatea.
Al di là dei falsi proclami ufficiali,  l'imperatore continuò a osservare il culto pagano del Sol invictus.
Lo scopo del concilio di Nicea fu esclusivamente quello di creare una unica grande religione. Si trattò solo di una scelta dettata da necessità politiche e militari di unità interna.
I Vangeli apocrifi vennero bruciati e le sette cristiane antagoniste alla neonata Chiesa di Roma furono progressivamente annientate.
La storia sulla vera origine del cristianesimo venne sistematicamente soppressa con censure, adattamenti e interpolazioni opportunistiche.
Tratto da "Scoperte archeologiche non autorizzate" di Marco Pizzuti 

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