venerdì 14 ottobre 2016

D'Annunzio e le corrispondenze astrali

"Paracelso ha detto nella sua Philosophia Sagax: -Ciascuna erba cresce nella forma che le è conveniente.
L'uomo anche è distinto da una forma speciale, perfettamente adatta alla individualità sua.
E come dalla forma dell'erba si riconosce la specie, così dalla configurazione dell'uomo si riconosce l'indole.
La natura ha stabilito caratteri speciali che compongono il segno di ciascun membro e con l'aiuto di tali segni ella rivela i più intimi segreti di ogni organismo umano e dell'uomo soprattutto.
Nessuna cosa creata è senza un particolare segno. Soltanto bisogna vederlo"
Entrò nel complesso tema dell'astrologia e delle corrispondenze astrali dei  caratteri degli uomini: "Io vedo i segni. Io posso dirvi, o signora, se voi siete nata sotto l'influenza dei tristi astri o dei giocondi.
Soltanto udendovi parlare posso giudicarvi e determinare da una inflessione e da un accento le più sottili combinazioni della luce astrale del vostro essere.
La virtù dei pianeti si sente in tutto: nell'andatura, nei gesti, nella voce.
Saturno dà la voce roca, sorda, triste; la parola lenta.
Giove dà la voce rumorosa, gaia, ridente, piacevole; e nei momenti gravi la parola misurata.
Il Sole dà la voce armoniosa, tranquilla, dolce, purissima.
Mercurio dà la voce allegra, vivace ma debole; la parola troppo rapida in sul principio e quindi confusa e incerta.
Marte dà la voce rude, pronta, impaziente, tuonante, irosa.
La Luna dà la voce grave, languida, poco chiara.
Venere la dà soave, molle, tenera, un po' strascicante, lasciva; rude e roca nel piacere.
Anche gli oggetti e gli animali hanno rapporti con gli astri:
"I bei zaffiri che portate alli orecchi sono soggetti a Giove.
Il vostro magnifico gatto d'Angora, candido come un cigno che ha li occhi rossi e lucidi.... è  soggetto al sole.
Le ostriche,  il the, le due cose di cui voi siete più ghiotta, stanno sotto il dominio della Luna, insieme con le perle e gli opali.
I tartufi fragranti e il fagiano succulento riconoscono Venere,  insieme con li smeraldi e li turchesi.
Ora sappiate  che si può attirare l'influenza di un astro circondandosi di quelle cose che più specialmente ne portano il segno.
L'armonia celeste - dice Agrippa nella sua filosofia occulta - mostra la virtù che si cela nella materia, la fortifica e la fa apparire e la riduce direi quasi in atto quando tali cose sono esposte opportunamente ai corpi celesti.
Per esempio, quando uno vuole attirare a se la virtù del Sole, bisogna che cerchi quanto v'è di solare tra i vegetali, le pietre, i metalli e li animali dal pelo soave e che più  ancora cerchi le cose nobili che occupano un grado superiore nella creazione.
Fate calcolo di questo ammaestramento"
Nella Kabbala "è  la felicità" concluse D'Annunzio, e "noi tutti viviamo d'illusioni, abitanti di mondi immaginari, illusioni  noi medesimi, esseri senza esistenza, forme tra l'infinità delle forme, fugaci emanazioni dell'Uno, pallide immagini dell'Uomo Celeste, tristi ombre dell'Adam-Kadmon.
Il quale, nella sua Mercaba, per mezzo dei dieci sublimi Sephiroti ideali si manifesta eternamente".
Tratto da " D'Annunzio e l'occulto" di Attilio Mazza

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