mercoledì 23 novembre 2016

Le Rune


Fino ad ora, troppa poca attenzione è stata dedicata alle rune.
Ciò è accaduto perché si è sempre pensato erroneamente e senza fondamenti storici che le genti germaniche non avessero alcun tipo di scrittura e che anche i loro segni grafici, le rune, derivassero da deformazioni grossolane dell'onciale latino.
Il 'futharkh' (alfabeto runico) era composto anticamente da 16 simboli.
Secondo l'Edda, nel "Runatàls-thattr-Odhins" era composto da 18 segni.
Se si vuole tracciare a ritroso lo sviluppo delle parole originarie del primitivo linguaggio germanico, e poi ancora più indietro fino alle origini del linguaggio ariano, bisogna sempre scrivere le parole radicali in rune.
In questo modo possono essere trovate le radici originarie e in questa ricerca il nome stesso della runa può essere di grande aiuto.
Infatti ogni runa ha il suo nome specifico che è allo stesso tempo portatore sia della parola radicale sia dello sviluppo della parola primitiva.
I nomi delle rune sono monosillabi e quindi sia parole radicali che parole generatrici primitive.
Le uniche eccezioni a questa regola sembra siano soltanto le rune 'hagal', 'gibor' e 'othil'.
Poiché le rune hanno nomi particolari e questi sono monosillabi, è ovvio che le rune avevano la funzione dei segni sillabici, come un vero sistema geroglifico.
Questo perché l'Ario primitivo, come tutti i linguaggi primitivi, era monosillabico, e solo in tempi successivi venne contratto in forma alfabetica, quando la struttura del linguaggio rese pesante il sistema geroglifico o sillabico. 
Ora che le rune sono state riconosciute come simboli verbali di epoca preistorica, il problema di trovare altre parole-simbolo non contenute nel futharkh runico ha una soluzione logica.
Anche se un sistema grafico simbolico fosse stato estremamente povero sarebbero stati necessari molti più segni dei 30 glifi effettivi.
La scrittura aria aveva sviluppato centinaia di simboli, e un infinito numero di segni, costruendo una struttura geroglifica elaboratissima, perfettamente sistematica e organica la cui esistenza prima d'ora nessuno aveva mai immaginato.
Questi antichi geroglifici, le cui radici risalgono al periodo precristiano dei primi germani e ariani, oggi sono in piena fioritura.
Hanno raggiunto la loro scienza specifica, che viene tutt'oggi praticata e la loro propria arte con le loro proprie leggi e sviluppi stilistici.
C'erano centinaia di simboli runici, il loro numero esatto non è ancora determinato.
Da tutta quella massa ne sono stati usati come lettere in senso moderno solo una trentina.
Attualmente questi simboli grafici sono stati suddivisi in due gruppi, le 'rune-lettere' e le 'rune-geroglifiche', entrambi conservati e sviluppati nella loro propria peculiarità secondo differenti linee di sviluppo successive alla separazione.
Oggi solo le 'rune-lettere' vengono definite rune, mentre le 'rune-geroglifiche' da quel momento in poi non sono più considerate come effettivi segni grafici.
A causa di questa differenziazione verranno chiamati 'segni sacri' o 'geroglifici'.
Le 'rune-lettere', che chiameremo semplicemente 'rune', non si sono sviluppate ulteriormente e hanno mantenuto non solo le loro forme lineari semplici ma anche i loro nomi monosillabici.
Al contrario i 'segni sacri' furono continuamente modificati sulla base delle loro antiche forme lineari e furono trasformati in forme ornamentali più rifinite e complesse.
Vennero anche diversamente modificati il nome e il significato di cui erano simbolo e di cui sono tutt'oggi e vennero ampliate e perfezionate parallelamente allo sviluppo del linguaggio.
Nei tempi antichi quando il vocabolario era ancora ridotto e insufficiente e quando i veggenti e i sapienti dovevano esprimere le idee simbolizzanti concetti estranei con l'ancora limitato linguaggio per essere in grado di separare concetti simili tra loro, nel modo in cui loro stessi li concepivano nella loro visione spirituale.
Erano obbligati ad aiutare il loro linguaggio con atteggiamenti corporei - i successivi 'gesti magici' - e a rinforzarlo con determinati segni simbolici,  pensati come 'sussurranti' [raunend], cioè portatori di significato e quindi vennero chiamate 'rune' [Runen].
Tratto da "Il segreto delle rune" di Guido von List

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