lunedì 28 novembre 2016

Wotan: "Runatàls-thattr-Odhins"

Il racconto dell'Edda "Runatàls-thattr-Odhins" (la saggezza di Odino [letteralmente, il racconto delle rune di Odino] offre una chiara interpretazione dell'antica visione cosmica ariana relativamente al rapporto tra spirito e materia, tra Dio e Tutto.
Il continuo progressivo evolversi dell'Ego  (Ich=Io) rimane nel gioco dell'eterna trasformazione dal 'nascere' all''essere' e da qui al 'passaggio al non essere' per pervenire a un nuovo 'nascere a un essere futuro'; ed è in questa trasformazione evolutiva infinita che Wuotan, come il Tutto e i singoli individui, rimane eternamente compreso.
Questo Ego è indissolubilmente legato allo spirituale e al materiale, alla diade bifidica-biunica che ritrae Wuotan come immagine speculare sia del Tutto che dell'individuale.
Wuotan vive in un corpo umano per morire; 'ha sacrificato se stesso a se stesso' e si è sacrificato per 'trasformarsi' con l'obbiettivo di rinascere.
Quanto più vicino si sente al momento del suo 'passaggio per giungere a una rinascita' -la sua morte- tanto più chiara nasce in lui la consapevolezza che il segreto della vita è un eterno 'rinascere' e 'morire', un eterno ritorno, una vita fatta di un continuo nascere e morire.
Questa consapevolezza gli si rivela completamente solo al momento del crepuscolo, quando si reimmerge nell' 'Ur' fuori dal quale risorgerà di nuovo.
Nel momento del crepuscolo (morte) offre un occhio come pegno per una maggiore conoscenza.
Quest'occhio comunque rimane di sua proprietà anche se dato in pegno.
Viene recuperato dopo il suo ritorno all'Ur, durante la sua 'rinascita', perché è il suo vero 'corpo', mentre l'altro occhio, che aveva conservato, è il suo spirito.
L' 'occhio fisico' di cui si è liberato solo momentaneamente -ma che è rimasto suo- viene riunificato nel momento del suo ritorno all'Ur -rinascita- all'altro 'occhio spirituale', il suo spirito.
Comunque il sapere primordiale tratto dal pozzo di Mimir rimane una sua proprietà, la proprietà del Tutto; è la somma delle esperienze di migliaia di generazioni, preservata e trasmessa attraverso la scrittura.
Perciò il sapere di Wuotan è potenziato nella morte, li arricchisce con il liquido della fonte primordiale di Mimir, con la Volva della morte e con la testa di Mimir.
Egli si mostra solo per separarsi dal mondo materiale -a cui appartiene in apparente non esistenza- perché realmente forma la 'zweieinge Zweihet' in quanto parte spirituale e parte materiale, indissolubile coppia.
Non può separare la propria 'diurnità' dalla propria 'notturnità' (morte).
Nella 'notturnità'  -in apparente non essere'- raggiunge la conoscenza della sua vita eterna.
Questo lo guida nell'eterno modificarsi attraverso le trasformazioni eterne dal nascere all'essere e dal morire per poi rinascere.
Cosciente del suo sapere e della sua vita sacrificata alla morte, trova il significato del destino del mondo, la soluzione al dilemma cosmico che 'mai svelerà a donna o fanciulla'.
Egli è se stesso, Wuotan, e contemporaneamente il Tutto.
Quindi ogni singolo Ego, ogni persona, compie le stesse trasformazioni in se stesso attraverso tutti i livelli di percezione dai quali la comprensione e l'opinione di ogni individuo è considerata quale tesoro spirituale.
Non le perde neanche nella morte e le riporta indietro quando si reincarna nel mondo degli uomini.
Ogni singolo Ego ha la propria idea dell'ampiezza spirituale del concetto nascosto dietro a questi termini, in accordo al suo 'tesoro spirituale' personale.
Tra milioni di persone viventi, non si troveranno due individui le cui idee sul divino siano esattamente le stesse - nonostante tutti i dogmi dottrinali - e così pure non ci sono due individui che abbiano la stessa comprensione dei concetti dell'essenza spirituale di una lingua e dei suoi termini, sia nei dettagli che complessivamente.
Tratto da "Il segreto delle rune" di Guido von List

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