venerdì 24 febbraio 2017

Raffaello esoterico e i Fedeli d'Amore


L'ordine iniziatico dei Fedeli d'Amore ha origini antichissime, uno dei sui padri è il notaio e poeta Francesco da Barberino, nato nel 1264 nella omonima località di Val d'Elsa.
L'ordine segreto si ispirava a una disciplina dell'Arcano ed era composto da sette diversi gradi iniziatici: le donne cantate dagli adepti tenevano origine da un unico modello di donna simbolica, una donna trascendente, una "Madonna intelligente" nella quale si ritrovavano anche diversi elementi della simbologia orientale.
Come altri ordini simili, intendeva il cristianesimo come una via iniziatica (accessibile a pochi), in grado di compiere trasmutazioni personali evolutive delle basi di conoscenze individuali.
Una lunga tradizione legava la radice esoterica dell'ordine all'esoterismo esseno  di matrice gnostica, che a sua volta si riteneva proveniente dalla più solida tradizione egizia.
Si riteneva ne facessero parte molti dei più grandi intellettuali dell'epoca, come Cecco d'Ascoli, poeta e scienziato condannato al rogo, Guido Cavalcanti, Raffaello Sanzio e perfino Dante Alighieri oltre a Boccaccio e Petrarca.
Raffaello è stato colui che meglio incarnó con la sua arte l'ideale supremo di bellezza e armonia (estetica e interiore) che nel Rinascimento trovò sua piena compiutezza e che i Fedeli d'Amore inseguivano come realizzazione finale.
La morte di Raffaello avvenne nel giorno di Venerdì Santo (circostanza quantomai profetica), il 6 aprile del 1520, a soli 37 anni di età, morte che aveva profondamente rattristato l'intera corte papale (il pontefice era Leone X),  Raffaello era stato sepolto, secondo la sua volontà, nel Pantheon, il monumento esoterico romano per eccellenza, ponte di collegamento tra la Terra e il Cielo, gigantesco astrolabio in pietra, di perfezione sublime, massima espressione dell'armonia umana e divina.
L'umanista Pietro Bembo, amico personale di Raffaello, compose il celebre epitaffio: "
Ille hic est Raphael timuit quo sopite vinci / rerum magna parens et moriente mori"
"Qui giace quel Raffaello, dal quale, lui vivo, la grande madre di tutte le cose, ovvero la Natura temette di essere vinta, e quando morì, temette di morire con lui".
Ancora oggi il sepolcro di Raffaello costituisce un'altra delle attrattive della visita al Pantheon, con il sarcofago conservato dietro una teca di vetro, con il distico di Bembo iscritto sul bordo superiore, e due colonne in bronzo che sembrano baciarsi in volo, a suggello della perfezione quasi divina che il pittore seppe rappresentare con la sua opera.
Tratto da "Roma segreta e misteriosa" di Fabrizio Falconi

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