lunedì 8 maggio 2017

Paganini il violinista "maledetto"

Niccolò Paganini ebbe una vita tormentata, com'è noto, le sue strane caratteristiche fisiche gli procurarono in vita un'aura leggendaria negativa, una contiguità con proprietà magiche o soprannaturali, una vicinanza demoniaca.
In realtà studi recenti hanno dimostrato che l'artista soffriva della rara sindrome di Ehlers-Danlos, detta anche di iperelastosi cutanea, malattia del tessuto connettivo che tra altri effetti gli consentiva anche di avere articolazioni molto mobili, instabili e incredibilmente elastiche e quindi di potersi esibire in virtuosismi inarrivabili per le persone normodotate.
La stessa malattia che però comportava dolori articolari e muscolari diffusi in tutto il corpo insieme a disfunzioni cardiocircolatorie che lo assillarono per tutta la vita.
Dai concerti romani (tetro Argentina di Roma 5, 12, 19 febbraio del 1819) erano scaturiti aneddoti e dicerie di ogni conto su quell'artista alto e magrissimo, impaludato in abiti neri, il viso pallido, il naso a uncino, la bocca priva quasi di denti, i capelli neri che piovevano sule spalle.
Un demone, uno spirito, un folletto.
Da allora Paganini divenne una delle presenze preferite dai romani, che continuarono a parlare a lungo di lui, che lo aspettarono ansiosamente nelle esibizioni degli anni successivi e non smisero di fantasticare intorno a quell'uomo capace di farsi sanguinare i polpastrelli al termine dei concerti e che esaltava e turbava gli animi eseguendo il celebre Trillo del diavolo, la sonata per violino composta da Giuseppe Tartini che dichiarò di averla scritta sotto dettatura del Maligno in persona e che Paganini fece diventare il suo pezzo più famoso e più richiesto sui palcoscenici
Il carattere notevolmente estroso, le leggende intorno alla sua vita (come il fatto che fu costretto dal padre fin da piccolissimo a suonare per dieci o dodici ore al giorno, chiuso in una cantina, o un presunto patto con il diavolo) gli procurarono problemi anche con la gerarchia ecclesiastica che ne vietò funerali e sepoltura i terra consacrata alla morte, avvenuta a Nizza alle cinque di sera del 27 maggio 1840, all'età di 58 anni.
Il corpo fu comunque sinistramente imbalsamato e conservato per un certo periodo di tempo a bara aperta, nella casa dove era nato, per consentire a tutti di vederlo come fosse ancora vivo.
Pur dichiarato "empio" dal vescovo di Nizza monsignor Galvani, la sua salma fu finalmente inumata per iniziativa degli amici e dei devoti allievi, nel cimitero della Villetta di Parma, dove la tomba è ancora oggi oggetto di visite continue e di  devozione.
Tratto da "Roma segreta e misteriosa" di Fabrizio Falconi
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