Niccolò Paganini ebbe una vita tormentata, com'è noto, le sue strane caratteristiche fisiche gli procurarono in vita un'aura leggendaria negativa, una contiguità con proprietà magiche o soprannaturali, una vicinanza demoniaca.
In realtà studi recenti hanno dimostrato che l'artista soffriva della rara sindrome di Ehlers-Danlos, detta anche di iperelastosi cutanea, malattia del tessuto connettivo che tra altri effetti gli consentiva anche di avere articolazioni molto mobili, instabili e incredibilmente elastiche e quindi di potersi esibire in virtuosismi inarrivabili per le persone normodotate.
La stessa malattia che però comportava dolori articolari e muscolari diffusi in tutto il corpo insieme a disfunzioni cardiocircolatorie che lo assillarono per tutta la vita.
Dai concerti romani (tetro Argentina di Roma 5, 12, 19 febbraio del 1819) erano scaturiti aneddoti e dicerie di ogni conto su quell'artista alto e magrissimo, impaludato in abiti neri, il viso pallido, il naso a uncino, la bocca priva quasi di denti, i capelli neri che piovevano sule spalle.
Un demone, uno spirito, un folletto.
Da allora Paganini divenne una delle presenze preferite dai romani, che continuarono a parlare a lungo di lui, che lo aspettarono ansiosamente nelle esibizioni degli anni successivi e non smisero di fantasticare intorno a quell'uomo capace di farsi sanguinare i polpastrelli al termine dei concerti e che esaltava e turbava gli animi eseguendo il celebre Trillo del diavolo, la sonata per violino composta da Giuseppe Tartini che dichiarò di averla scritta sotto dettatura del Maligno in persona e che Paganini fece diventare il suo pezzo più famoso e più richiesto sui palcoscenici
Il carattere notevolmente estroso, le leggende intorno alla sua vita (come il fatto che fu costretto dal padre fin da piccolissimo a suonare per dieci o dodici ore al giorno, chiuso in una cantina, o un presunto patto con il diavolo) gli procurarono problemi anche con la gerarchia ecclesiastica che ne vietò funerali e sepoltura i terra consacrata alla morte, avvenuta a Nizza alle cinque di sera del 27 maggio 1840, all'età di 58 anni.
Il corpo fu comunque sinistramente imbalsamato e conservato per un certo periodo di tempo a bara aperta, nella casa dove era nato, per consentire a tutti di vederlo come fosse ancora vivo.
Pur dichiarato "empio" dal vescovo di Nizza monsignor Galvani, la sua salma fu finalmente inumata per iniziativa degli amici e dei devoti allievi, nel cimitero della Villetta di Parma, dove la tomba è ancora oggi oggetto di visite continue e di devozione.
Tratto da "Roma segreta e misteriosa" di Fabrizio Falconi
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La stessa malattia che però comportava dolori articolari e muscolari diffusi in tutto il corpo insieme a disfunzioni cardiocircolatorie che lo assillarono per tutta la vita.
Dai concerti romani (tetro Argentina di Roma 5, 12, 19 febbraio del 1819) erano scaturiti aneddoti e dicerie di ogni conto su quell'artista alto e magrissimo, impaludato in abiti neri, il viso pallido, il naso a uncino, la bocca priva quasi di denti, i capelli neri che piovevano sule spalle.
Un demone, uno spirito, un folletto.
Da allora Paganini divenne una delle presenze preferite dai romani, che continuarono a parlare a lungo di lui, che lo aspettarono ansiosamente nelle esibizioni degli anni successivi e non smisero di fantasticare intorno a quell'uomo capace di farsi sanguinare i polpastrelli al termine dei concerti e che esaltava e turbava gli animi eseguendo il celebre Trillo del diavolo, la sonata per violino composta da Giuseppe Tartini che dichiarò di averla scritta sotto dettatura del Maligno in persona e che Paganini fece diventare il suo pezzo più famoso e più richiesto sui palcoscenici
Il carattere notevolmente estroso, le leggende intorno alla sua vita (come il fatto che fu costretto dal padre fin da piccolissimo a suonare per dieci o dodici ore al giorno, chiuso in una cantina, o un presunto patto con il diavolo) gli procurarono problemi anche con la gerarchia ecclesiastica che ne vietò funerali e sepoltura i terra consacrata alla morte, avvenuta a Nizza alle cinque di sera del 27 maggio 1840, all'età di 58 anni.
Il corpo fu comunque sinistramente imbalsamato e conservato per un certo periodo di tempo a bara aperta, nella casa dove era nato, per consentire a tutti di vederlo come fosse ancora vivo.
Pur dichiarato "empio" dal vescovo di Nizza monsignor Galvani, la sua salma fu finalmente inumata per iniziativa degli amici e dei devoti allievi, nel cimitero della Villetta di Parma, dove la tomba è ancora oggi oggetto di visite continue e di devozione.
Tratto da "Roma segreta e misteriosa" di Fabrizio Falconi
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