lunedì 26 giugno 2017

DNA come computer biologico


Le molecole di DNA create da madre natura sanno immagazzinare, leggere e processare i dati informatici esattamente come i computer artificiali, l'unica sostanziale differenza è nelle modalità di elaborazione, che nei sistemi biologici è molto più sofisticata e complessa.
Ogni frammento di DNA può costituire l'equivalente un microprocessore specializzato nello svolgere una determinata elaborazione, oppure fungere da banco di memoria dalle dimensioni molecolari.
Il DNA può essere programmato seguendo precisi algoritmi, ovvero utilizzando lo stesso sistema alla base del calcolo computazionale artificiale.
Ha la caratteristica apparentemente paradossale di costituire la naturale evoluzione dei nostri elaborati artificiali.
Il DNA biologico oltre a poter processare più informazioni di qualsiasi altro microchip mai realizzato sino a ora, è anche straordinariamente più efficiente dal punto di vista del risparmio energetico e dell'assenza dei problemi di surriscaldamento tipici dei chip al silicio.
Nel 1994 è stata aperta la strada ai computer 'viventi' che svolgono operazioni estremamente complesse sfruttando esclusivamente le funzioni dei geni.
Microscopiche molecole di DNA al posto dei circuiti di silicio, è questo il segreto dei computer molecolari che stanno rivoluzionando l'informatica.
Tutte le operazioni vengono svolte da enzimi capaci di leggere, copiare e manipolare le informazioni secondo modalità molto più efficienti e complesse.
Quantità straordinariamente minute di materiale genetico sono sufficienti a elaborare e a immagazzinare una mole gigantesca d'informazioni usando una porzione irrisoria di spazio e di energia.
Tratto da "Evoluzione non autorizzata" di Marco Pizzuti

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