venerdì 15 settembre 2017

Cristoforo Colombo e la sua scoperta


Cosa fu la scoperta di Colombo?
La descrizione dantesca non è pura invenzione, deriva da testi coevi al poeta e la si ritrova trascritta in blocco, fra le citazioni e le note che lo stesso Colombo scriveva in margine ai suoi libri preferiti, durante gli anni di attesa in Spagna, "subtle-shining secrecies / writ in the glassy margents of such books" (Segreti dal sottile bagliore / scritti sui margini lucidi di quei libri).
È ancora la terra dell'Eden.
Le fonti di Colombo sono beh note: una è la famosa Imago Mundi di Pierre d'Ailly (XIV sec), un'altra è la Historia rerum ubique gestarum di Enea Silvio Piccolomini (XV sec).
Se d'Ailly si distacca ancor di più da Tolomeo rovinandone le coordinate celesti, il Piccolomini si limita a una mera opera di compilazione, un vago miroir historial; eppure Colombo si fidava assai più di questi libri che delle sue carte nautiche e a ragione.
Persino la famosa lettera di Toscanelli a Galeotto Marzio non fa altro che mettere in maggior evidenza il Cipango (Giappone) di Marco Polo, ponendolo a mille miglia in direzione est; ciò, se non altro, incoraggiò il solitario genovese - che fino alla fine non sospettò mai dell'esistenza del Pacifico - e lo spinse a cercare le dimore dorate di Cipango, facendogli nel mentre scoprire Cuba.
La sua terra fatata, la sua isola di San Brendano, doveva trovarsi, nella sua mente, più o meno fra le Canarie e l'impero del Prete Gianni, lungo il "dorso dell'Africa"; e bastò questa spinta a fargli scoprire, anzi creare l'America con il suo mitico entusiasmo ancora intento al Giardino dell'Eden e ai suoi usignoli.
L'intenzione di Colombo e di Toscanelli, chiara e assai moderna, era di "cercare l'Oriente andando verso Occidente"; ma a che cosa ammontava in pratica? Una fonte autorevole garantiva che Aryim, Umbilicus Maris, dovunque fosse, non era "al centro del mondo abitabile", bensì 90° più in là.
Un'altra dice a invece che la distanza fra la Spagna e l'estremità orientale dell'India "non era molta".
Colombo, una volta in mezzo all'Atlantico, dovette rimettersi tutto alla sua fede nel mito senza tempo.
Aveva, è vero la bussola, ma la sua cosmografia aveva perduto l'idea stessa dei cieli
Ciò che rese possibile la sua scoperta fu la prodigiosa perizia di navigatore grazie alla quale egli poté condurre le sue caravelle lungo i perigliosi canali della Indie, superando le tempeste equinoziali senza la perdita di una sola nave.
L'America fu la ricompensa della fede arcaica di Paolo Toscanelli e di Cristoforo Colombo.
Tratto da "Il mulino di Amleto" di de Santillana e von Dechend

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