lunedì 30 ottobre 2017

Copernico e la pubblicazione dei suoi studi


La necessità di considerare la scienza della natura come un sapere esclusivo viene confermata da Copernico - e il più grande 'peccato' di Galileo non consistette forse nel fatto che egli cominciò a pubblicare in italiano, invece di attendersi a quel latino che era inaccessible per l'homo normalis?
Seguace delle concezioni pitagoriche fin dai tempi in cui era studente in Italia, Copernico riconoscere di dover la sua ispirazione ai grandi nomi di quella scuola, come Filolao e Icete, che aveva conosciuto attraverso i classici e che, egli dice, gli avevano dato il coraggio di opporsi alle nozioni filosofiche allora prevalenti.
Fu dunque l'autorità di quegli antichi maestri a dargli l'indipendenza di giudizio necessaria a scoprire la posizione centrale del sole nel sistema planetario.
Studioso schivo e riservato, egli si appella a quella grande tradizione che ancora ai tempi di Galileo veniva chiamata la  "setta pitagorica", per proporre una teoria che era allora comunemente considerata rivoluzionaria e sovversiva.
E non volle pubblicarla fin quasi all'ultimo, non fu per la paura di esser perseguitato, ma per un'intima avversione a dare l'argomento in pasto al pubblico.
Nella sua "Prefazione di Niccolò Copernico ai libri sulle rivoluzioni al Santissimo Signore Paolo III, pontefice massimo" egli  scrive di essere stato a lungo indeciso se pubblicare i suoi risultati sul movimento della terra, "oppure se non fosse meglio seguire l'esempio dei pitagorici e di alcuni altri che erano soliti tramandare i misteri della filosofia soltanto a congiunti ed amici non per iscritto, ma oralmente...
Si sarebbe infine deciso alla pubblicazione per esortazione degli amici.
E se per caso "vi saranno ciarloni che, pur ignorando del tutto le matematiche, tuttavia si arrogano il giudizio su di esse .. non mi curo affatto di loro ...la matematica si scrive per i matematici"
Lettera di Liside a Ipparco...Copernico la accettò inequivocabilmente come testimonianza autenticamente pitagorica e la tradusse egli stesso dal greco in latino...
Tratto da "Il mulino di Amleto" di de Santillana e von Dechend

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