lunedì 29 gennaio 2018

I superstiti dei Templari e Giovanna d'Arco


Molti cavalieri riuscirono a sfuggire all'arresto: le grotte di Jonas nei pressi del Puy de Dome avrebbero offerto asilo ai nemici dell'ordine che si erano dati alla macchia.
Si tratta di una sessantina di grotte usate come santuario dai Celti, che i templari avrebbero abitato e in parte modificato per renderle un rifugio adatto.
In Spagna i templari furono autorizzati a trasferirsi in massa nell'ordine di Calatrava, d'origine cistercense, e non sarebbe strano se vi avessero portato sia i documenti del Tempio sia i beni rimasti.
In Portogallo conservarono le loro insegne, il mantello bianco e la croce templare confluendo nell'ordine di Cristo: una semplice trasformazione del nome.
In italia e in Germania semplicemente non si ritenne di dover procedere contro di loro e andarono assolti.
In Scozia una tradizione massonica riconduce le proprie origini ai diretti insegnamenti di cavalieri restati liberi.
Lungo i secoli può essersi quindi perpetuata e trasformata la dottrina del Tempio.
Anche la figura di Santa Giovanna d'Arco è stata messa in relazione con i templari.
Da uno di loro, Jean d'Aulon, templare celato sotto le mentite spoglie di scudiero, sarebbero giunte le istruzioni che la Pulzella avrebbe poi raccontato come se fossero sue visioni e che la indussero a prendere le armi per il riscatto della Francia.
Giovanna si recò a Chinon, nel territorio adibito a prigione dei templari che ne avevano decorato le pareti con graffi simbolici, per incontrare il Delfino che era l'erede, ma non il discendente, di Filippo il Bello.
Ella gli avrebbe rivelato la sua appartenenza al Tempio, comunicandogli inoltre l'ottenuto "perdono" da parte dell'ordine e incoraggiandolo a combattere il re d'Inghilterra (che invece di Filippo era discendente diretto).
La sua fine sul rogo assomiglia a quella di Jacques de Molay: al pari di lui fu torturata, giudicata da un tribunale d'inquisizione e condannata alla fine come eretica, dopo aver ritirato le confessioni rese.
La dottrina del Tempio fu conservata e trasmessa grazie agli stessi segni di riconoscimento che erano propri ai Franchi Muratori, come il gergo.
Tratto da "I segreti delle cattedrali" di Antonella Roversi Monaco

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