lunedì 24 settembre 2018

"Ierodule" incarnazioni della Dea Madre


La figura della Maria Maddalena rientra a pieno nella simbolica della Dea Madre
Sacerdotessa più che prostituta in senso letterale, Maria Maddalena potrebbe essere appartenuta a un ristretto gruppo di iniziate legate alla prostituzione sacra, diffusa nei templi dell'antico Egitto e in quelli assiro-babilonesi.
Questa Jerogamia sacra, ossia l'unione tra due divinità, recava elementi ermetici profondi, correlati con l'iniziazione ai Misteri Sessuali e al concepimento divino.
Nel corso della cerimonia, la sacerdotessa preposta all'atto sessuale incarnava la Sacra Dea e chi si univa con lei riceveva il flusso e l'energia della dea stessa.
Il Vangelo di Maria, rinvenuto in Egitto nel 1896, supporta l'ipotesi che la vede incarnare l'archetipo della sacra Dea, dato che la Maddalena o Màgdala assume un ruolo di primo piano che ripropone la potenza della Dea Madre.
Il testo si apre con una citazione del Cristo risorto che così si rivolge ai discepoli: "Il Figlio dell'uomo è dentro di voi. Seguitelo. Chi lo cerca lo trova. Andate dunque e predicate il Vangelo del Regno".
Maria, quindi, è colei che riceve la visione, un evento estremamente significativo, volto a ricordarci che un delle funzioni che presiedono all'archetipo associato alla Dea Madre è di dispensare immagini astralizzate per mezzo della visione.
Maria incarna, quale simbolo universale della corrente femminea, la matrice femminina, la lastra fotografica soprasensibile che consente di registrare ogni evento passato, presente e futuro.
Un apparato sottile per mezzo del quale è possibile intercettare le immagini, le visioni, che successivamente vengono riflesse nella sfera lunare.
Tratto da "La scienza dell'Hermes" di S. Mayorca

Data l'importanza preminente che il sesso aveva nella vita del paese, si comprende come esso finisse per entrare anche nella religione e nel culto.
Il principio che era alla base delle offerte di cibi e di bevande agli dei conducesse anche a un'altra forma di sacrificio alla divinità, quello della donna non ancora contaminata dal contatto dell'uomo: la vergine.
Si usava infatti dedicare delle giovani donne alla vita del tempio, come "signore del dio" o "mogli del dio".
Si può pensare che il sacerdote prendesse le parti della divinità.
Una deformazione più tardiva di queste costumanze iniziali fu l'istituzione delle "Ierodule"; fu questo il nome dato dal Greci alle Nug-Gig o Qadishtu, le prostitute sacre del tempio, con cui potevano giacere oltre ai sacerdoti, tutti i cittadini che portassero una congrua offerta.
Bisogna interpretare questo rituale come l'espressione di uno scarico fisico-psichico indispensabile agli uomini di una società in cui la donna era rigidamente trattenuta e chiusa sotto la signoria del padre e del marito.
Non si deve credere che le prostitute sacre fossero però tenute in dispregio a causa della loro attività allora considerata tutt'altro che immorale; ne è prova il fatto che proprio fra le Ierodule le famiglie più ricche reclutassero le nutrici per i loro figli.
Tratto da "Medicina e magia dell'antico Oriente" di F. Fiorenzuola F. Parenti

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