mercoledì 9 gennaio 2019

Dal "Nulla" all'Essere


Il momento in cui l'En Soph rompe il diaframma che lo cela alla vista dell'uomo e si manifesta al livello delle sephiroth, è chiamato dai cabbalisti "Nulla".
Il "Nulla" mistico è quindi la prima sephirà, la "corona eccelsa" (Keter 'Eliyon), dalla quale poi scaturiscono e si dipanano tutte le altre sfere.
Ogni creazione, secondo lo Zohar, passa attraverso questo "Nulla", che è il cratere sotto cui ribolle l'En Soph e la bocca dalla quale sgorga il suo magma creativo.
Questo è vicino e percepibile, quanto quello è celato e segreto.
Nella creazione, dice lo Zohar, Dio si manifesta come "Io", "Tu", "Egli".
Quando parla al cuore dell'uomo e si fa conoscere alla sua anima con l'amore e la benevolenza, Dio è "Tu".
Ma quando dispiega tutta la potenza, manifestandosi nel pieno del suo fulgore e nel complesso delle sue infinite capacità, è "Io".
In quest'ultimo stadio Dio è presente ed immanente in tutto il creato, è la Shekhinà (la divina presenza), secondo la definizione comune della Cabbalà.
Dalla prima sephirà, il "Nulla" mistico, la "corona eccelsa", attraverso tutte le altre, fino all'ultima e più perfetta, la Shekhinà, definita anche come "il regno" di Dio (malkhut), si compie il tragitto della creazione divina e si manifesta l'En Soph operante nel cosmo.
Dalla prima all'ultima sephirà.
Dalla "corona" al "regno" di Dio.
Dal Nulla all'Essere più pieno.
Il punto di passaggio dal Nulla all'Essere è costituito dalla seconda sephirà, la "sapienza" (chokhmà).
In essa si fa luce la creazione a livello di pensiero divino.
Dio medita su ciò che creerà, facendolo scaturire da se stesso, ed ha dinanzi in potenza la sua futura elaborazione: in lui quindi l'"Essere" è già vivo prima ancora di venire alla luce.
L'"intelligenza" (binà) costituisce uno stadio più perfetto rispetto alla "sapienza"  (chokhmà).
Laddove nella sephirà della "sapienza" Dio conosceva in maniera indifferenziata ciò che avrebbe creato in seguito, nella sfera dell'"intelligenza" la divinità distingue, individua, differenzia, sempre a livello di pensiero, i vari oggetti della creazione.
Le sette sephiroth che seguono corrispondono ai sette giorni della creazione, dove il pensiero divino finalmente si attualizza, raggiungendo la sua pienezza nella sfera della Shekhinà.
L'uomo risale attraverso le sephiroth per raggiungere la conoscenza di Dio.
L'ascesa è più faticosa man mano che si raggiungono le sfere più in alto, finché le domande umane cominciano a non trovare più risposta.
Allora la voce dell'uomo che chiede risuona solitaria nel silenzio dinanzi all'abisso profondo ed imperscrutabile dell'En Soph.
Qui, dinanzi ai gradi più alti delle sephiroth, l'esperienza dell'uomo si arresta.
Tratto da "Zohar. Il libro dello splendore" a cura di Elio e Ariel Toaff

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