mercoledì 16 gennaio 2019

Il Peccato di Adamo


Le sephiroth, secondo lo Zohar, sono il prodotto della "santa unione" di Dio con se stesso.
Le sephiroth partoriscono il mondo dopo essere state fecondate dal seme divino, ed attraverso le loro sfere fluisce nel creato la vita di Dio.
In questo senso la Shekhinà, ultima tra le sephiroth, verrebbe ad essere l'elemento femminile di Dio, sposa, figlia e regina della divinità e madre di tutti i viventi.
Lo yichud, l'unione della Shekhinà con Dio, è considerato nello Zohar il momento più alto della creazione, quello in cui il mondo celeste si apre agli occhi dell'uomo e la vita di Dio si fa intuire.
Questa unione era constante all'epoca dell'Eden e fu interrotta dal peccato di Adamo.
L'uomo fino ad allora era stato un essere puramente spirituale, creato ad immagine di Dio e la cui vita ricalcava quella della divinità.
La "caduta nel corpo", provocata dal peccato originale, da una parte ha reso meno agevole il contatto tra l'uomo e Dio, dall'altra ha contemporaneamente ridotto il flusso della vita divina nella creazione.
Secondo lo Zohar, Dio mostrò al primo uomo nel "santo giardino dei pomi" due alberi, quello della conoscenza e quello della vita.
Essi altro non erano che rappresentazioni simboliche delle sephiroth: il primo, quello della conoscenza, simboleggiava le prime sephiroth della sapienza (chokhmà e binà), del pensiero divino nella creazione; l'albero della vita rappresentava invece le ultime sephiroth (yesod e shekhinà), in cui Dio si manifestava concretamente nel processo cosmico.
Mangiando il frutto dell'albero della vita, Adamo mostrò di perdere in considerazione solo la Shekhinà e le ultime sephiroth, dimenticando il loro rapporto con le prime.
Egli in tal modo spezzò la loro unione ed interruppe la continuità del flusso della vita di Dio attraverso le sephiroth.
Il mondo celeste si separò dal mondo terreno e, nell'immagine dello Zohar, la Shekhinà "andò in esilio".
Tale esilio però avrà termine quando, nell' era messianica, lo yichud, l'unione di Dio con la Shekhinà, si potrà ristabilire in maniera permanente.
Il creato e la divinità rimarranno allora in eterna armonia e comunicazione.
Questo momento, considerato il più alto nell'etica dello Zohar, curve definito dai cabbalisti "il contatto" (debequth).
Tratto da "Zohar. Il libro dello splendore" a cura di Elio e Ariel Toaff

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