mercoledì 23 gennaio 2019

Tiqqun la "riparazione"


L'azione dell'uomo tendente a riparare in qualche modo al danno provocato dal peccato di Adamo ed a ristabilire l' armonia nel creato, instaurando un rapporto più frequente e costante con le sephiroth, è chiamata dai cabbalisti tiqqun "riparazione".
La bontà, la misericordia, l'amore per il prossimo, quando vengono realizzati sulla terra dall'uomo, costringono il mondo celeste delle sephiroth a venire in beneficio contatto con il mondo terreno.
Il giusto, l'uomo puro nel pensiero e negli atti...può realizzare l'esperienza mistica della contemplazione di Dio e del contatto immediato e diretto con l'Essere Supremo.
Il giusto, lo zaddiq, colui che è in grado di raggiungere il contatto mistico con Dio, la debequth, possiede le virtù dei poveri.
Sono i poveri infatti, a detta dello Zohar, i più vicini alla divinità e coloro che ne compongono la schiera più fedele.
Lo stesso En Soph assume le caratteristiche della povertà nelle sua ultima sfera, la Shekhinà, che in effetti è la più povera delle sephiroth vivendo esclusivamente del flusso divino che emana dalle altre.
A proposito di tale teoria, non mancano gli studiosi che hanno voluto ipotizzare un'influenza del movimento francescano in Spagna sullo Zohar.
Oltre alla povertà, la castità è uno dei valori più apprezzati della Cabbalà.
Ma la castità non è da identificarsi completamente con l'ascesi sessuale, che è caratteristica della mistica non ebraica, perché lo Zohar annette al matrimonio uno speciale valore.
In effetti l'unione dell'uomo con la donna è per il cabbalista uno dei più santi misteri, riproducendo simbolicamente nella realtà terrena il momento più alto della realtà celeste, l'unione di Dio con la Shekhinà.
Le nozze umane non sono né disprezzate né condannate, ma vengono considerate come un importante mezzo per avvicinarsi all'infinito mistero di Dio.
Tratto da "Zohar. Il libro dello splendore" a cura di Elio e Ariel Toaff

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