venerdì 8 febbraio 2019

La lingua verde


Nella tradizione alchemica e più in generale quella esoterica ricorre spesso il riferimento ad un linguaggio misterioso e antichissimo definito "lingua degli uccelli".
Il più noto di questi è quello che fa riferimento alla cabala ermetica, quel mitico linguaggio universale che esisteva prima della torre di Babele, da cui poi conseguì la diversificazione di tutte le lingue.
La lingua degli uccelli si suppone conservi l'essenziale della lingua madre dei Pelasgi, lingua primigenia degli idiomi occidentali, contente i fonemi derivanti dal primitivo linguaggio universale pre-babelico.
Definita anche "gaia scienza" o "lingua verde" era la lingua segreta, una sorta di codice che gli iniziati conoscevano per accedere alla pienezza del sapere.
Nell'ermetismo il volatile simboleggia ciò che è spirituale rispetto a ciò che è materiale.
In alcune basiliche, come sui capitelli del portale di S. Clemente in Casauria, a Torre s'è Passeri, in provincia di Pescara, si possono ammirare degli uccelli dalla testa umana, simbologia del resto molto usata anche nell'iconografia egizia.
La lingua degli uccelli è stata riportata alla attenzione degli studiosi di esoterico da Grasset D'Orcet e da Fulcanelli, pseudonimo di uno scrittore di libri di alchimia del XX secolo, la cui identità rimane avvolta nel mistero.
Fulcanelli, nel primo volume delle "Dimore Filosofali", in riferimento alla lingua degli uccelli, ricorda un passo di Hercule Savinien de Cyrano de Bergerac, scrittore e drammaturgo francese del Seicento, da alcuni ritenuto un alchimista e un iniziato.
Nel "Viaggio al Sole" (1662) Cyrano dà voce alla sua idea, espressa anche in altre opere, di una "lingua madre capace di cogliere ogni verità è di operare demiurgicamente sulla realtà "....
Ad una primigenia lingua madre si può cogliere un riferimento al mito di Orfeo e al noto passo della Genesi sulla torre di Babele, "secondo l'interpretazioni umanistica e rinascimentale che sollecita le fonti mitologiche e, armata del metodo allegorico della Cabala, volge le lettera delle Scritture a significati gnostici".
Quando Dio Ieri ho ad Adamo di imporre i nomi più adatti alle cose create, che definissero perfettamente le loro intime caratteristiche, Adamo avrebbe "parlato" nella lingua degli uccelli.
Avrebbe quindi usato la fonetica perfetta per condensare in una sola "parola" l'essenza di ogni cosa creata.
Pertanto, il significato dei libri sacri non sarebbero per nulla letterale, ma andrebbe ricreato invece nella fonetica, e dunque nell'importanza di ritrovare lo spirito attraverso il suono e la sua interpretazione cabalistica.
Tale interpretazione utilizza precisi riferimenti al simbolismo e all'iconografia, insieme all'abilità di svelare rebus e giochi di parole.
Tratto da "Il silbo, la lingua degli uccelli e le tradizioni iniziatiche; percorsi culturali scritti nel vento"

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