Devakī sorella di Kansa; re dei figli della luna, sovrano dal cuore tenebroso e anima insaziabile egli desiderava solo schiavi intorno a sé.
Cercò alleanza con Kalayeni, signore dei morti, devoto alla dea Kali e votato alle tenebrose arti della magia nera, amico dei demoni nottambuli e re dei serpenti, fece sposare sua figlia Nysumba con il re Kansa promettendogli l'impero della terra.
Nysumba, figlia del re mago, dai pendenti d'oro e dal seno d'ebano, il suo viso somigliava a una nube fosca che la luna sfumasse di azzurri riflessi, gli occhi sembravano due lampi e l'avida bocca quasi polpa di un frutto rosso dai granelli bianchi (fico).
La si sarebbe detta la stessa Kali, presto essa regnò il cuore di Kansa e, alitando su tutte le passioni di lui, lo rese ardente come un braciere.
Il seno di Nysumba era sterile.
Intanto la sorella del re, Devakī, vergine dal cuore semplice e puro, che aveva trascorso l'infanzia filando e tessendo in una vita di sogno, come se l'anima sua fosse sempre nel cielo, sarà lei che darà al mondo il figlio dei Deva.
Devakī si rifugiò in mezzo agli asceti della foresta, per fuggire alla furia di Nysumba che la voleva morta per mano di Kansa.
Quando ella giunse in mezzo ai santi rischi (sacerdoti delle foreste) essi la salutarono con parole riverenti;
"Da tempo ti attendevamo, come la notte attende l'aurora, perché noi, viventi nel profondo delle foreste, siamo l' occhio dei Deva fissato sul mondo: gli uomini non ci vedono, ma noi li vediamo e seguiamo le loro azioni.
L'era fosca del desiderio, del sangue e del delitto incrudelisce sulla terra, e noi abbiamo eletto te per l'opera di liberazione e per intercessione nostra i Deva ti hanno scelta, perché nel seno di una donna il raggio del divino splendore dovrà ricevere la forma umana.
Ecco la madre di tutti noi, da lei nascerà lo spirito che deve rigenerarci.. va figlia mia, i rischi ti condurranno ove dimorano le sorelle penitenti. Tu vivrai in mezzo a loro e i misteri si compiranno"
Ella, come spesso avveniva, si assopiva stando seduta sotto l'albero della vita - antico albero di età immemorabile che attendeva i suoi larghi rami vicino alla fonte - voci strane cantavano tra i fogliami: "Gloria a te Devakī! Verrà coronato di luce il punto fluido che amava la grande anima e farà impallidire le stelle col suo splendore. Verrà e la vita sfiderà la morte ed egli darà giovinezza al sangue di tutti gli esseri.
Verrà, più dolce del miele e dell'amrita, più puro dell'agnello immacolato e della bocca di una vergine e tutti i cuori saranno rapiti d'amore. Gloria, gloria, gloria a te, Devakī!"
Un giorno ben più profonda fu l' estasi di Devakī; musica celeste d'infinite arpe e di voci divine risuonò tutto intorno a lei, il cielo si squarciò in abissi di luce e il sole dei soli Mahadeva le apparve nel lampo di un folgorante raggio sotto forma umana.
Allora, adombrata dallo Spirito dei mondi, cadde prima di sensi, e nell'occhio della terra, concepì il fanciullo divino.
Tratto da "I grandi iniziati. Volume primo" di Edoardo Schuré
Cercò alleanza con Kalayeni, signore dei morti, devoto alla dea Kali e votato alle tenebrose arti della magia nera, amico dei demoni nottambuli e re dei serpenti, fece sposare sua figlia Nysumba con il re Kansa promettendogli l'impero della terra.
Nysumba, figlia del re mago, dai pendenti d'oro e dal seno d'ebano, il suo viso somigliava a una nube fosca che la luna sfumasse di azzurri riflessi, gli occhi sembravano due lampi e l'avida bocca quasi polpa di un frutto rosso dai granelli bianchi (fico).
La si sarebbe detta la stessa Kali, presto essa regnò il cuore di Kansa e, alitando su tutte le passioni di lui, lo rese ardente come un braciere.
Il seno di Nysumba era sterile.
Intanto la sorella del re, Devakī, vergine dal cuore semplice e puro, che aveva trascorso l'infanzia filando e tessendo in una vita di sogno, come se l'anima sua fosse sempre nel cielo, sarà lei che darà al mondo il figlio dei Deva.
Devakī si rifugiò in mezzo agli asceti della foresta, per fuggire alla furia di Nysumba che la voleva morta per mano di Kansa.
Quando ella giunse in mezzo ai santi rischi (sacerdoti delle foreste) essi la salutarono con parole riverenti;
"Da tempo ti attendevamo, come la notte attende l'aurora, perché noi, viventi nel profondo delle foreste, siamo l' occhio dei Deva fissato sul mondo: gli uomini non ci vedono, ma noi li vediamo e seguiamo le loro azioni.
L'era fosca del desiderio, del sangue e del delitto incrudelisce sulla terra, e noi abbiamo eletto te per l'opera di liberazione e per intercessione nostra i Deva ti hanno scelta, perché nel seno di una donna il raggio del divino splendore dovrà ricevere la forma umana.
Ecco la madre di tutti noi, da lei nascerà lo spirito che deve rigenerarci.. va figlia mia, i rischi ti condurranno ove dimorano le sorelle penitenti. Tu vivrai in mezzo a loro e i misteri si compiranno"
Ella, come spesso avveniva, si assopiva stando seduta sotto l'albero della vita - antico albero di età immemorabile che attendeva i suoi larghi rami vicino alla fonte - voci strane cantavano tra i fogliami: "Gloria a te Devakī! Verrà coronato di luce il punto fluido che amava la grande anima e farà impallidire le stelle col suo splendore. Verrà e la vita sfiderà la morte ed egli darà giovinezza al sangue di tutti gli esseri.
Verrà, più dolce del miele e dell'amrita, più puro dell'agnello immacolato e della bocca di una vergine e tutti i cuori saranno rapiti d'amore. Gloria, gloria, gloria a te, Devakī!"
Un giorno ben più profonda fu l' estasi di Devakī; musica celeste d'infinite arpe e di voci divine risuonò tutto intorno a lei, il cielo si squarciò in abissi di luce e il sole dei soli Mahadeva le apparve nel lampo di un folgorante raggio sotto forma umana.
Allora, adombrata dallo Spirito dei mondi, cadde prima di sensi, e nell'occhio della terra, concepì il fanciullo divino.
Tratto da "I grandi iniziati. Volume primo" di Edoardo Schuré
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