venerdì 26 aprile 2019

La Divina Concezione


"Tu concepisti nella purezza del cuore e dell'amore divino.
Vergine e madre, salve! Nascerà da te un figlio e sarà il salvatore del mondo.."
Soffermiamoci sul senso simbolico della leggenda e alla vera origine di coloro che nella storia ebbero il nome dei figli di Dio.
Stando alla dottrina segreta dell' India, che fu anche quella degli iniziati di Egitto e della Grecia, l'anima umana è figlia del cielo, poiché, prima di nascere sulla terra, ha avuto una serie di esperienze corporee e spirituali.
Così il padre e la madre generano soltanto il corpo del figliolo, da momento che l'anima sua viene dal di fuori.
Questa legge universale s'impone a tutti, e non potrebbero sfuggirvi nemmeno quei grandi profeti, nei quali parlava il Verbo divino.
Infatti la questione di conoscere chi sia stato il loro padre diviene secondaria, dal momento che si ammette la persistenza dell'anima.
Importa credere soltanto alla provenienza del profeta da un mondo divino.
E questa provenienza i veri figli di Dio la provano con la loro vita e la loro morte.
Ma gli antichi iniziati credettero di dover celare queste cose al volgo e di non far conoscere che taluni di coloro, che apparvero nel mondo quali messaggeri divini, furono figli di iniziati e di donne che avevano frequentato i templi per concepire eletti.
La leggenda di Krishna ci dà modo di pervenire alle fonti dell'idea della Vergine-Madre, dell'Universo-Dio e della Trinità.
Fin dall'origine questa idea ci si mostra nell'India con con suo trasparente simbolismo e il suo profondo senso metafisico.
Il Vishnù-Purana nel libro V aggiunge; "Nessuno poteva guardare Devakī a cagione della luce che l'avvolgeva, e coloro che contemplavano il suo splendore sentivano turbarsi lo spirito loro; da quando Vishnù s'era rinchiuso nella sua persona, gli dèi invisibili ai mortali celebravano continuamente le tue lodi.
E dicevano; "Tu sei l'infinita e sottile Prakriti, che già portò Brahma nel seno: tu fosti poi la dea della Parola, l'energia del Creatore dell'universo e la madre dei Veda.
Tu, essere eterno che comprendi nella tua sostanza l'essenza di tutte le cose, tu eri identica con la creazione, tu eri il sacrificio donde procede tutto ciò che produce la terra; tu sei quel legno che con l'attrito produce il fuoco.
Come Aditi, tu sei madre degli dèi, come Diti, sei madre dei Datyas, i loro nemici.
Tu sei la luce donde nasce il giorno, tu sei l'umiltà madre della vera saggezza; tu sei la politica del re, madre dell'ordine, tu sei il desiderio donde nasce l'amore; tu sei la soddisfazione donde deriva la rassegnazione; tu sei l'intelligenza madre della scienza; tu sei la pazienza madre del coraggio; tutto il firmamento e tutte le stelle sono figli tuoi, da te procede tutto ciò che esiste...tu di scenderesti in terra per la salute del mondo, abbi compassione del mondo, o Dea! E mostrati favorevole all'universo, sii fiera di portare il Dio che sostiene il mondo"
Questo passaggio prova come i bramini identificassero la madre di Krishna con la sostanza universale e col principio femminile della natura.
Essi ne fecero la seconda persona della trinità divina, della triade iniziale e non manifestata.
Tratto da "I grandi iniziati. Volume primo" di Edoardo Schuré

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