lunedì 20 maggio 2019

La morte di Krishna: il supremo sacrificio


Krishna aveva compreso che soltanto riportando un'ultima e più difficile vittoria sulle anime dei vinti avrebbe potuto far loro accettare la sua religione... egli doveva volontariamente morire sotto i colpi del suo mortale nemico per radicare fin nel cuore dei suoi avversari la fede che aveva predicato ai discepoli e al mondo.
Ora Krishna sentiva che la sua missione era terminata e domandava soltanto, per essere compiuta, il suggello supremo del sacrificio.
Passarono sette giorni in preghiere e in abluzioni, e spesso il viso di Krishna si trasfigurava e sembrava raggiante.
Al settimo giorno, verso il tramonto del sole,...due arcieri salirono verso l'eremo.
Erano gli arcieri di Kansa che cercavano Krishna per ucciderlo.
Krishna, invece di difendersi, rimase inginocchiato presso il cedro, non usciva dalla sua preghiera.
Gli arcieri sopraggiunsero... 
Erano rozzi soldati dalle facce gialle e nere, ma nel vedere la figura estatica del santo rimasero interdetti.
Tentarono dapprima di trarlo dalla sua estasi rivolgendogli domande, ingiuriandolo e gettandogli pietre, ma poiché nulla poteva scuoterlo dalla sua immobilità, gli si avventarono addosso, lo legarono al tronco del cedro e, ponendosi a distanza, si misero a dardeggiarlo eccitandosi reciprocamente.
Krishna lasciò fare come se fosse in un sogno, ma quando si sentì trafitto dalla prima freccia e il sangue sgorgò dalla ferita, disse allora ad alta voce.
"Vasichta, vittoriosi sono i fogli del sole!".
Quando la seconda freccia entrò nelle sue carni, implorò: "O madre mia radiosa, fa che coloro i quali mi amano entrino meco nella tua luce!".
Alla terza, disse soltanto: "Mahadeva!".
E poi mormorando il nome di Brahma, rese lo spirito suo.
Il sole era già tramontato e un fortissimo vento sibilò nell'aria, mentre una tempesta di neve scendente dall'Himavat si abbattè sulla terra.
Tratto da "I grandi iniziati. Volume primo" di Edoardo Schuré

Nessun commento:

Posta un commento