venerdì 24 maggio 2019

La Trinità divina e l'arcaico simbolismo dello Spirito Santo

La Trinità divina della triade iniziale non manifestata è identificata dai bramini con:
Il Padre, Nara (Eterno Mascolino), la Madre Nari (Eterno Femminile) ed il Figlio Viradi (Verbo Creatore); tali sono le facoltà divine, ossia i principi: intellettuale, plastico e produttore, che nell'insieme costituiscono la natura naturans di Spinoza.
Il mondo organizzato, l'universo vigente, la natura naturata è il prodotto del Verbo Creatore, il quale si manifesta pure sotto tre forme: Brahma, lo spirito che corrisponde al mondo divino; Vishnù, l'anima che corrisponde al mondo umano; Siva, il corpo che corrisponde al mondo naturale.
In questi tre mondi il principio maschile e quello femminile (essenza e sostanza) sono egualmente attivi, e l'Eterno Femminile si manifesta contemporaneamente nella natura terrestre, umana e divina.
Iside è triplice, e così Cibele.
Ora si vede che, così concepita, la duplice trinità di Dio e dell'universo, contiene i principi e l'inquadratura di una teodicea e di una cosmogonia: ed è giusto riconoscere che questa idea madre è uscita dall'India.
Tutti gli antichi templi, tutte le grandi religioni e molti celebri filosofie l'hanno adottata.

E gli iniziati cristiani, fin dal tempo degli apostoli e nei primi secoli del cristianesimo, veneravano il principio femminile della natura visibile ed invisibile sotto il nome dello Spirito Santo, segno della potenza femminile, rappresentato dalla colomba in tutti i templi dell'Asia e dell'Europa; e se poi la Chiesa ha nascosto e perduto la chiave dei suoi misteri, il senso loro si trova ancora scritto nei suoi simboli.
Tratto da "I grandi iniziati. Volume primo" di Edoardo Schuré

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