venerdì 10 maggio 2019

L'iniziazione di Krishna; il divino sacrificio (ultima parte)


E Krishna si eresse, impugnando la spada per uccidere il re; ma Kansa era fuggito.
In quell'istante un lampo brillò nel cielo nero e Krishna stramazzò fulminato da una luce abbagliante.
L'anima sua, in stretta comunione con quella del vegliardo, salì negli spazi, mentre il corpo giaceva insensibile.
La terra coi fiumi, i mari e i continenti i suoi, disparve come globo nero, mentre essi salivano al settimo cielo dei Deva, verso il Padre degli esseri, il Sole dei soli, Mahsdeva, l'Intelligenza divina.
Si immersero in un oceano di luce, che si apriva dinanzi a loro.
Al centro della sfera Krishna video Devakī, la sua madre radiosa, la sua madre glorificata, che gli teneva le braccia attirando lo al suo seno con ineffabile sorriso.
Migliaia di Deva venivano a liberare nella luminosa irradiazione della Vergine-Madre come in un fuoco incandescente.
E Krishna si sentì riassorbito in uno sguardo d'amore di Devakī.
Allora dal cuore della madre luminosa irradiò il suo essere attraverso tutti i cieli.
Egli si senti il Figlio, l'anima divina di tutti gli esseri, la Parola di vita, il Verbo creatore, superiore alla vita universale, che pur penetrava mediante l'essenza del dolore e il fuoco della preghiera e la felicità di un divino sacrificio.
Quando Krishna torno in sé, il tuono brontolava ancora nel cielo, la foresta era tetra, torrenti di pioggia cadevano sul tugurio.
Una gazzella lambiva il sangue sul corpo dell'asceta trafitto; il sublime vegliardo era un cadavere.
Ma Krishna si levò come risorto; egli aveva vissuto la grande verità, aveva compreso la sua missione, ed ora l'abisso lo separava dal mondo e dalle vane parvenze.
Gli anacoreti salutarono in Krishna l'atteso e predestinato successore di Vasichta.
Fu celebrata la srada o cerimonia funebre del santo vecchio nella foresta sacra; e dopo che il figlio di Devakī, in presenza dei più anziani anacoreti, ossia di coloro che sanno a memoria i tre Veda, ebbe compiuto il sacrificio del fuoco, ricevè il bastone a sette nodi, che è segno del comando.
Poi Krishna si ritirò sul monte Meru per meritarvi la sua dottrina e la via di salute per gli uomini, rimanendovi sette anni in meditazione e austerità.
Tratto da "I grandi iniziati. Volume primo" di Edoardo Schuré

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