venerdì 3 maggio 2019

L'iniziazione di Krishna; Vasichta il vecchio della santa foresta (seconda parte)


Vasichta il vecchio muni
Da un anno il muni centenario Vasichta viveva in quel tugurio, nascosto nel più profondo della santa foresta, attendendosi la morte.
Già prima della morte fisica egli si era liberato dalla prigione del corpo.
Gli occhi erano spenti, ma egli vedeva con l'anima, la pelle percepiva appena il freddo e il caldo, ma il suo spirito viveva nella perfetta unità con lo spirito supremo; egli non vedeva le cose del mondo che attraverso la luce di Brahma, pregando e meditando senza tregua...una gazzella, che pascolava aggiunzagliata da lui, lo avvertiva bramendo dall'avvicinarsi delle fiere che egli allontanava mormorando un mantra e protendendo il suo bastone di bambù a sette nodi.
Con lo sguardo interiore vedeva qualunque uomo a molte leghe di distanza.
Krishna si trovò improvvisamente di fronte a Vasichta seduto con le gambe incrociate.. La sua pace era profonda, mentre dagli occhi ciechi usciva l'intero scintillio del veggente.
Krishna appena lo vide riconobbe il vegliardo sublime che incontrò quando sua madre fu richiamata dal capo degli anacoreti e scomparve senza poter dire addio al suo adorato figlio quindicenne.
Krishna iniziò a cercare sua madre finché cadde in una meditazione profonda e andò errando per settimane perduto nei suoi pensieri sul monte Meru.
Giunse su una cima boschiva della catena dell'Himavat e scorse un vecchio di aspetto secolare che gli disse; "tua madre è presso Colui che mai non cambia...cercalo".
Krishna chiese all'anacoreta quando avrebbe potuto rivederlo e lui rispose;
"Quando la figlia del Serpente spingerà il figlio del Toro e schiaccerai la testa del Serpe.
Sappi tu, o figlio di Mahadeva, che io e te siamo uno in Lui. Cercalo, cercalo, cercalo sempre!"
Krishna ridiscese dal monte Meru trasfigurato poiché tutto il suo essere irradiava una nuova energia, una potenza dominatrice.
Quando rivide il vecchio saggio (colui avrebbe dovuto uccidere per il re) egli sentì una commozione di gioia, il rispetto curvò tutta l'anima sua ed egli, obliando il re, il carro, il regno, piegò le ginocchia davanti a santo e l'adorò.
Tratto da "I grandi iniziati. Volume primo" di Edoardo Schuré

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