venerdì 14 giugno 2019

Il Monte Sinai e Jetro il sorvegliante di Dio


Al di là del Mar Rosso e della penisola sinatica, nel paese di Midian, v'era un tempio, che non dipendeva dal sacerdozio egiziano.
Questa regione si estendeva come una striscia verde fra il golfo elamitico ed il deserto d'Arabia.
Lontano, al di là del braccio di mare, si scorgevano le masse cupe del Sinai ed il suo vertice nudo.
Incastrato fra il deserto e il Mar Rosso, protetto da una massa vulcanica, questo paese isolato era  al coperto dalle invasioni.
Il suo tempio era consacrato ad Osiride, ma vi si adorava anche il Dio sovrano sotto il nome di Elohim, giacché questo santuario, di origine etiopica, serviva di centro religioso agli arabi, ai leviti ed agli uomini di razza nera, che cercavano l'iniziazione.
Così già da secoli il Sinai e l'Horeb erano il centro mistico di un culto monoteista.
La grandezza nuda e selvaggia della montagna, che si innalza unica tra l'Egitto e l'Arabia, risvegliava l'idea del Dio unico.
Molti semiti si recavano là in pellegrinaggio per adorare Elohim.
Essi andavano a dimorare per alcuni giorni, digiunavando e pregando, nelle caverne e nelle gallerie scavate nei fianchi del Sinai.
Ma prima di questo andavano a purificarsi ed a farsi istruire nel tempio di Midian.
Il gran prete di Midian, ossia il raghel (sorvegliante di Dio), si chiamava Jetro. Era un uomo di pelle nera, appartenente al tipo più puro dell'antica razza etiopica che quattro o cinque mila anni prima di Ramses aveva regnato sull'Egitto.
Jetro possedeva tesori di scienza accumulati nella sua memoria e nelle biblioteche di pietra del suo tempio, ed era poi protettore degli uomini del deserto, libici, arabi, semiti nomadi.
Jetro era il padre spirituale di quegli indomiti, di quegli erranti, di quei liberi.
Egli conosceva la loro anima, egli presentiva il loro destino.
Tratto da "I grandi iniziati. Volume primo" di Edoardo Schuré

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