venerdì 5 luglio 2019

Differenze di forma tra la scienza dei numeri nel Pitagorismo e nella Cabala

La scienza dei numeri nel Pitagorismo appare strettamente collegata a quella delle forme geometriche; d'altronde la stessa cosa accade in Platone, che per questo aspetto è puramente pitagorico.
Si potrebbe vedere qui l'espressione di un tratto caratteristico della mentalità ellenica, legata soprattutto alla considerazione delle forme visive.
Tra le scienze matematiche, i Greci svilupparono più particolarmente la Geometria (l'algebra invece è di origine indiana è solo molto più tardi fu introdotta in Occidente, tramite gli Arabi che le diedero il nome el-jabr) .
Per quanto concerne la "geometria sacra" il Dio "geometra" di Pitagora e di Platone inteso nel suo significato più preciso e "tecnico", non è altro che Apollo.
Questo si oppone nettamente all'ipotesi di un'origine comune del Pitagorismo e della Cabala, proprio sul punto in cui si è cercato di riavvicinarli e vale a dire l'apparente somiglianza delle due dottrine, quanto all'importanza che riveste la scienza dei numeri.
Nella Cabala, la scienza dei numeri non presenta affatto lo stesso collegamento con il simbolo geometrico perché questo simbolismo non poteva essere conveniente a dei popoli nomadi come furono essenzialmente in origine gli Ebrei e gli Arabi.
Non bisogna dimenticare che Salomone, per la costruzione del Tempio, dovette fare appello ad operai stranieri, fatto particolarmente significativo a causa della relazione intima esistente fra la geometria e l'architettura.
Una caratteristica eminente della Cabala è l'identificazione della scienza dei numeri con quello delle lettere, in virtù delle corrispondenze numeriche di quest'ultime, caratteristica che si riscontra nell'esoterismo islamico la tradizione araba.
A tal proposito ricordiamo che la parola gematria non deriva da geometria come spesso si asserisce, ma da grammateia; quindi si tratta ancora di scienza delle lettere.
Anche fra i Greci le lettere hanno un valore numerico (che del resto è lo stesso degli alfabeti ebraico e arabo, per quelle che vi hanno il loro equivalente) e non ci furono mai altri segni di numerazione.
Questo perché la scrittura greca, in realtà, non rappresenta che un'importazione straniera (sia essa "fenicia" o "cadmea", cioè orientale) ed essa nel suo simbolismo numerico o d'altro genere, non ha mai veramente fatto corpo con la stessa lingua.
In lingue come quella ebraica e araba, il significato delle parole è inseparabile dal simbolismo letterale e sarebbe impossibile darne una completa interpretazione quanto al loro senso più profondo senza tener conto del valore numerico delle lettere che la compongono; i rapporti esistenti tra parole numericamente equivalenti e le sostituzioni.
Quindi se esaminiamo la scienza dei numeri presso i Greci e presso gli Ebrei, la vediamo rivestita di due forme molto diverse e da una parte la vediamo poggiare su di un simbolismo geometrico, dall'altra su di un simbolismo letterale.
Per conseguenza non potrebbe esservi questione di "prestiti" né da una parte né dall'altra, ma solamente di equivalenze, come se ne riscontrano necessariamente in tutte le forme tradizionali.
Anche le loro origini sono da una arte "apollinea" vale a dire iperborea, dall'altra "abraminica" che verosimilmente si ricollega soprattutto alla corrente tradizionale venuta dall'"isola perduta dell'Occidente".
Tratto da "Forme tradizionali e cicli cosmici" di René Guénon

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