lunedì 16 settembre 2019

La morte di Socrate e la nascita della filosofia di Platone


I due capi d'accusa portati contro Socrate era di corrompere la gioventù e di non credere agli dèi.
Non furono che pretesti
Sul secondo capo d'accusa egli rispose;
"Io credo al mio spirito famigliare, a più forte ragione debbo credere agli dèi, che sono i grandi spiriti dell'universo".
Egli aveva combattuto l'ingiustizia, smascherato l'ipocrisia, mostrato la falsità di molte vane pretese.
Ora gli uomini perdonano a tutti i vizi e a tutti gli ateismi, ma non perdonano a quelli che li mettono a nudo.
È per questo che i veri atei, che sedevano nell'areopago, fecero morire il giusto e l'innocente, accusandolo della colpa che essi commettevano.
Meleto, Anito e Licone; un poeta tragico senza ingegno, un riccone malvagio e fanatico, un demagogo sfrontato, riuscirono a far condannare a morte il migliore degli uomini; e questa morte lo ha reso immortale.
Sicché egli poté dire fieramente ai suoi giudici: "io credo negli dèi più di alcuno dei miei accusatori: è tempo che ci lasciamo, io per morire e voi per vivere.
Chi di noi ha la sorte migliore? Nessuno lo sa eccetto Dio".
Come Gesù, egli morì perdonando ai suoi carnefici e divenne per tutta l'umanità il modello dei saggi martiri, poiché rappresenta l'avvento definitivo dell'iniziazione individuale e della scienza aperta.
La serena immagine di Socrate, che moriva per la verità e passò l'ultima ora a discorrere dell' immortalità dell'anima coi suoi discepoli, s'impresse nel cuore di Platone come il più bello degli spettacoli e il più santo dei misteri: fu questa la sua prima, la sua grande iniziazione.
Platone aveva ricevuto da Socrate il grande impulso, il principio attivo e maschio della sua vita, la sua fede nella giustizia e nella verità.
Dopo la morte di Socrate si mise a viaggiare, seguì le lezioni di parecchi filosofi dell'Asia Minore e di là si portò in Egitto...e ebbe l'iniziazione di Iside.
Non raggiunse come Pitagora il grado superiore in cui si acquista la visione effettiva e diretta della verità divina, con poteri sovrannaturali dal punto di vista terreno, ma si fermò al terzo grado, che conferisce la perfetta chiarezza intellettuale con la sovranità dell'intelligenza sull'anima e sul corpo.
Per continuare l'opera di Socrate bisognava diffondere la verità ma Platone  Non poteva insegnare pubblicamente le cose, che i pitagorici coprivano con un triplice velo.
È appunto la dottrina esoterica che noi troviamo nei suoi Dialoghi, ma dissimulata, mitigata, sottoposta a una dialettica ragionatrice... travestita anche in leggenda, in mito, in parabola..
Platone, come Socrate, si mette sul piano stesso dei giovani ateniesi, degli uomini di mondo, dei retori e del sofisti e li combatte con le loro proprie armi.
Tratto da "I grandi iniziati. Volume secondo" di Edoardo Schuré

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