mercoledì 18 novembre 2015

Simbologia dell'albero

La Kabbalah ebraica sintetizza nell'albero sefirotico, che rappresenta l'insieme degli attributi divini, dove la colonna di destra e la colonna di sinistra hanno il significato di Misericordia e di Giustizia; quest'albero è chiamato l'"Albero della Vita ". 
Una raffigurazione strettamente equivalente si trova nel simbolismo medievale dell'"Albero dei vivi e dei morti" che evoca inoltre, l'idea di posterità spirituale, molto importante nelle diverse dottrine tradizionali.
Secondo le Scritture, l'"Albero della Vita", è stato posto al centro dell' Eden (Genesi,II, 9) l'Eden è esso stesso il centro spirituale del Mondo.
Questo albero rappresenterebbe dunque l'invariabile asse attorno al quale si compie la rivoluzione di tutte le cose; ed ecco perché l'"Albero della Vita" nelle altre tradizioni è anche chiamato "Albero del Mondo".
Elenchiamo solamente qualcuno degli alberi che presso i vari popoli sono stati utilizzati per simboleggiare questo "Albero del Mondo": il fico in India, la quercia per i Celti e a Dodona, il frassino per gli Scandinavi, il tiglio per i Germani.
Gli alberi da gomma o resine incorruttibili svolgono una funzione importante nel simbolismo, con il significato di resurrezione ed immortalità; in particolare, essi sono stati presi talvolta, a questo titolo, come emblemi di Cristo.
Pensiamo che bisogna considerare così anche l'immagine dell'"Albero del Mondo" o l'"Albero della Vita" presenti nel ex-libris ermetico del XVIII secolo; qui è rappresentato come un acacia, simbolo ebraico dell'immortalità e dell'incorruttibilità, dunque, di resurrezione.
Sempre secondo la tradizione ebraica, è l'"Albero della Vita" che emana quella "rugiada celeste" che grazie alla quale avverrà la resurrezione dei morti.
Malgrado la presenza dell'acacia nel ex libris in questione, non ha alcuna caratteristica specificatamente massonica; le due colonne di destra e di sinistra dell'albero sefirotico non sono affatto rappresentati come lo sarebbero in quel caso, con le due colonne del Tempio di Salomone.
Al posto di questi vi sono due prismi triangolari a terminazione piramidale, posti in senso inverso l'uno rispetto all'altro e sormontati rispettivamente dal Sole e dalla Luna.
Questi due astri così riportati, costituiscono il motto Sol et Luna  che accompagna le antiche crocifissioni, evocando allo stesso tempo l'idea del Rebis ermetico; si tratta di un'altra conferma del rapporto molto stretto che esiste fra tutti i simbolismi.
In quanto ai due prismi stessi, danno l'immagine dei due ternari opposti che formano il "sigillo di Salomone": anche questi due ternari si ritrovano così nella stessa disposizione evidentemente voluta, dei rami e delle radici dell'albero medesimo, disposizione che ricorda assai nettamente quella del fiore di giglio e delle altre figure araldiche aventi per lo schema generale il crisma.
Tratto da "La Tradizione e le tradizioni" di R. Guènon

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